Pubblicato il 11/02/2016, 19:31 | Scritto da Gabriele Gambini
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Andrea Delogu: “Non posso fare a meno di Sanremo e per il futuro sogno edizioni ancora più social”

Chiacchieriamo con brio, prima di pranzo. Andrea Delogu (guarda la gallery), il pranzo, lo attende con istinto predatorio. Le chiedo dove metta le calorie, visto che non ingrassa di un etto. «Ho troppe cose da fare, le brucio tutte», risponde divertita. «Ma tra poco mi sposerò (con l’attore Francesco Montanari, ndr.), e rifilerò una bella sòla a mio marito: mi metterò sul divano a fare zapping compulsivo, mangiando tutto il giorno e ingrassando come una balena». Difficile crederle. Perché la Delogu mantiene intatte le prerogative di sempre. Sociopatica per intenzione (vedi alla voce I sociopatici su Rai Radio 2). Sanremese per vocazione. Ai limiti dell’ossessione. «Con Sanremo ho un problema. Non riesco a uscirne. In passato, quando ero fuori casa e mi perdevo qualche puntata, me la registravo». Quest’anno commenta ogni sera la diretta dell’Ariston su Rai Radio 2 con Pif e Michele Astori, senza perdere d’occhio il web («Mi definiscono tweetstar? Non mi offendo») e senza snobismi di maniera: «Quelli che criticano il Festival per la sua portata nazionalpopolare sono i primi a guardarlo, inutile fingere. Sanremo è una tradizione familiare, educata, lo guardavo sempre con i miei genitori. Arriva puntuale dopo Natale e per una settimana sa accoglierti e proteggerti».

Il Sanremo che ricorda con maggior affetto.

Il primo vinto da Laura Pausini. Sono romagnola come lei, dalle mie parti si scatenò il putiferio.

Quest’edizione come è partita?

Lo dissi in tempi non sospetti: si tratta del Sanremo più social di sempre, costruito dagli autori per essere intergenerazionale e per fornire spunti sul web. Le prime due serate hanno centrato l’obiettivo.

Sanremo è Sanremo, d’accordo, lo diciamo subito per toglierci il pensiero. Però il rischio paventato da molti qualche anno fa, era di perdersi per strada le nuove generazioni di pubblico.

Il diretto legame coi talent ha disinnescato quell’eventualità. La formula convince proprio perché si rinnova in un contesto di tradizione. Quest’anno c’è un senso di mobilitazione collettiva: su Twitter mi scrivono ragazzini di 12 anni per chiedermi che cosa ne penso delle dirette.

Parliamo di sorprese.

Gli ospiti. Ma non i superospiti attesi in pompa magna. Mi riferisco agli ospiti che non ti aspetti. Come Ezio Bosso. Ho la lacrima facile, personaggi come lui ti smuovono qualcosa nell’animo. Non lo conoscevo, come artista, da lì è scattata la doppia sorpresa.

Però ci sono anche le note stonate, le cose che fanno storcere il naso.

Sì, certo. Ma le perdoni perché ti fanno divertire comunque. E consentono lo scatenarsi di battute sui social.

Garko impacciato, per esempio.

La sua presa in giro nata sul web mi ha divertito. Garko è un uomo molto intelligente, sapeva benissimo a che cosa sarebbe andato incontro. Ha dimostrato di saperci giocare su.

È davvero un sex symbol?

Oggettivamente lo è. Se poi mi si chiede se rappresenti il mio ideale di uomo, ti dico di no. Preferisco il mio fidanzato, perché ha un fascino più maschio, più rude. Uno che, se ti trovi coinvolta in una rissa, ti sa difendere.

Parliamo dei cantanti.

Tengo le dita incrociate per le nuove proposte. Ho avuto la fortuna di essere giurata a Sanremo Giovani. Scegliere chi mandare avanti e chi bocciare è stata una sofferenza, ho visto tanti ragazzi meritevoli. Vorrei che qualcuno di loro facesse il botto.

I big hanno avuto riscontri altalentanti.

Tutti hanno bersagliato Arisa per la sua scelta di look. Eppure secondo me non è stata affatto fuori luogo. Ha adottato uno stile perfetto per la sua fisicità.

Qualche pronostico?

Ascoltatemi in radio e lo saprete (ride).

Sondando gli umori del web, invece?

Il web sta coniando tormentoni divertentissimi. Il più eclatante è stato quello sul maestro Peppe Vessicchio. La commistione social-Festival fa emergere punti di vista laterali un tempo impensabili. Sogno un Festival in cui i Tweet abbiano sempre più peso.

C’era chi in passato sognava un Festival con maggior incisività dei comici.

Virginia Raffaele è meravigliosa. Nino Frassica è stato bravissimo come sempre. Se ci si riferisce ad Aldo, Giovanni e Giacomo, non me la sento di criticarli: erano lì per festeggiare i 25 anni di carriera, si sapeva che avrebbero proposto un cavallo di battaglia classico.

C’è però chi invoca maggior coraggio in alcune scelte.

L’anno scorso, Saverio Raimondo, che viene dalla stand-up, ha condotto il DopoFestival. Quest’anno, Nicola Savino e la Gialappa’s stanno facendo benissimo, dando spazio alla stampa e ai commenti a caldo. La Rai si sta sbottonando e, gradualmente, si sta aprendo alla contaminazione. Il Festival, poi, resta la piazza d’Italia, dove esprimersi diventa un dovere: un esempio, le bandiere arcobaleno sull’asta dei microfoni.

Come si trova con Pif e con Michele Astori?

Ci siamo scoperti complementari dopo una mia diffidenza iniziale dettata dal fatto che loro sono già rodati, io mi sono inserita successivamente. Mi prendono in giro perché dico sempre che il mio sogno è fare la corista.

La corista di chi?

Laura Pausini, Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti. I fenomeni che hanno forgiato la mia generazione. Ma non c’è pericolo: sono stonatissima.

Del resto, sta facendo tanti altri passi avanti. Ha imparato a sguazzare nell’universo del calcio, con Il processo del Lunedì, un bel bilanciamento con Troppo Giusti e Stracult.

Il calcio è uno spasso, perché per gli opinionisti/tifosi ogni occasione è buona per sbranarsi. Io osservo, imparo e mi diverto. Sto diventando anche una “quasi tifosa”.

Tifosa di quale squadra?

Della Roma. Come squadra, mi diverte. E poi, il mio fidanzato è di Testaccio…

 

Gabriele Gambini
(Nella foto Andrea Delogu con Pif e Michele Astori)