Pubblicato il 24/03/2013, 18:26 | Scritto da La Redazione

DONNE, TELE-PROMOZIONI E POTERE: DAI “SOFFOCONI” AL “BUNGA BUNGA”

 

Raccomandazioni, favori sessuali, vallettopoli e scandali. Il nostro Paese è così da mezzo secolo e qualcuno lo ha anche raccontato per fiction.

Una donna elegante e dai modi aristocratici parla con una bella e giovane ragazza, ospite della sua villa alle porte della Capitale: «Sii molto gentile con lui. Fa tutto quello che ti dice. Canta, balla e se lui vuol bere con te, bevi. Brinda al tuo avvenire, al successo, alla gloria».

 Lui è il direttore generale della Tv di Stato e la proposta è di quelle che non si possono rifiutare, soprattutto se sei povera e devi mantenere la famiglia. L’incontro con il capo della televisione conferma tutti i dubbi della ragazza sull’insolita gentilezza della padrona di casa, che al termine della visita del loro potente amico, non si fa scrupolo di chiarire come stanno le cose: «Lo sai che cos’è una Polaroid?  Piacerebbero anche a tuo padre e tua madre. Se provi a dire una parola o te ne vai via di qua prima del tempo, gliele mando subito» (guarda il video).

Non è il testo di un’intercettazione telefonica con protagonisti Silvio Berlusconi e le Olgettine di Milano 2, ma un dialogo tratto dal film I Prosseneti diretto nel 1976 da Brunello Rondi, fratello del più celebre Gianluigi. Brunello Rondi fu sceneggiatore e aiuto regista di Federico Fellini per il film La Dolce Vita e quelle atmosfere decadenti di Roma gli devono essere rimaste care, visto che questa pellicola ne è un po’ la prosecuzione in chiave “exploitation” anni ’70 con grosse pretese intellettualistiche. Rondi è stato infatti un profondo conoscitore dell’aristocrazia nera romana e frequentatore di cenacoli che ricordano quelli del film. I prosseneti sono null’altro che i ruffiani di serie A, ma il termine ha un’ascendenza nobile: nell’antica Grecia i prossèni erano i cittadini che si occupavano di fornire protezione e ospitalità ai forestieri. Nel film i “procuratori di piacere” sono due coniugi aristocratici che hanno trasformato la loro villa in una casa di appuntamenti per clienti facoltosi. Tra questi, oltre al direttore della Rai, un regista teatrale (interpretato da un Luciano Salce in gran forma), un ambasciatore e un mercenario, tutti solerti nell’accompagnare lo spettatore verso il gran finale del film che mette in scena nientepopodimenoché il Bunga Bunga, volgarmente detto orgia (guarda il video).


Sì, perché il film si conclude con l’arrivo di Jule (Sonja Jeannine, la meravigliosa Yara de Il corsaro nero di Sergio Sollima), perversa diciottenne che irrompe nella villa in motocicletta in occasione del compleanno della contessa e scatena un’orgia tra gli invitati. Le analogie con “le cene eleganti” di Palazzo Grazioli sono sconcertanti. I racconti delle  ragazze che hanno testimoniato davanti al procuratore Ilda Boccassini – da Marystell Polanco alla nipote-a-sua-insaputa di Mubarak Ruby Rubacuori – sono sì la conferma che queste cose si facevano anche nell’antica Grecia e Roma, ma con presupposti molto diversi da quell’odierno ricattificio chiamato Italia.

 Nella patria del dossier e dei servizi segreti, il ricatto a sfondo sessuale è vecchio come il cucco ma prima di arrivare alla coercizione, una gentile offerta di aiuto rappresenta quasi sempre il primo passo per scivolare gradualmente verso l’inferno.

L’Italia è stato un Paese povero per secoli e la fame atavica rimarrà sempre nel nostro dna, anche quando saremo estinti.  Negli anni ’50 non era insolito assistere a file di ragazzine accompagnate dal padre nelle hall degli alberghi di lusso di Roma e Milano per “farsi provinare” da produttori cinematografici, molti dei quali sedicenti tali. A questo proposito, il regista Sergio Corbucci ricorda che molti produttori gli chiedevano di far finta di riprendere le giovani fanciulle senza caricare lo chassis della cinepresa, tanto “a cose fatte” le avrebbero potuto dire che c’era stato un problema tecnico o che la pellicola si era rovinata, e che comunque ci sarebbe stata una “seconda” occasione. Alle giovani e belle aspiranti attrici del cinema italiano poteva però capitare di essere anche fortunate come fu per Sophia Loren, Silvana Mangano e Claudia Cardinale, legate a lungo rispettivamente con i produttori Carlo Ponti, Dino De Laurentiis e Franco Cristaldi, ma poteva anche andare molto male come accadde a Wilma Montesi, prima vittima ufficiale della Roma bene pre-Dolce Vita. Una storia tragica, la sua, che con un’accelerata in fast forward ricorda quella altrettanto senza parole di Sara Tommasi, immortalata in squallidi film pornografici dove compare con l’occhio vitreo e vittima di un giro poco chiaro partito però dalle sue altolocate frequentazioni. Rimarrà forse nei libri di storia il suo sms inviato a Silvio Berlusconi: «Krepa con tutte le tue troie».

Purtroppo era ed è ancora una triste realtà: la donna in Italia è considerata da sempre una merce e il sesso, di conseguenza, è la pregiata moneta di scambio. Nel film di Rondi, i potenti si conoscono tutti e il salotto-cenacolo rappresenta il momento in cui i loro mondi si incrociano con quelli delle classi meno abbienti. A far da anello di congiunzione è il sesso, portato in dote non necessariamente dalle povere ma belle di un tempo ma anche da bocconiane con doppia laurea che mirano a farsi intestare la casa, come emerso da alcune intercettazioni delle Olgettine. Questo mondo dove confluiscono potenti, prosseneti 2.0 e vittime sacrificali è stato ben descritto qualche anno fa nel romanzo Troppi Paradisi di Walter Siti, che lo ha lungamente osservato come autore non accreditato di Al posto tuo, talk show spazzatura degli anni ’90 del secondo canale diretto da Carlo Freccero e condotto da Alda D’Eusanio. E fu proprio “Alda la Rossa” a scrivere negli anni ’80 un instant book poco conosciuto, ma dal titolo profetico: Il peccato in Parlamento, dedicato all’ascesa politica di Ilona Staller, in arte Cicciolina, eletta parlamentare nel 1987 nelle fila del Partito Radicale di Marco Pannella (guarda il video).

Nel suo libro la D’Eusanio parla anche di “soffoconi”, un termine colorito per alludere a certe pratiche abituali dei cenacoli socialisti che vedevano protagonisti il leader Bettino Craxi e le sue amanti. Tra quelle “storiche e dichiarate” figura ovviamente la neo-ottantenne Sandra Milo, che non ne ha mai fatto mistero, raccontando i piaceri dell’alcova all’odor di garofano nel libro Amanti (guarda il video). In un altro libro di “matematica erotica” la pornostar genovese Moana Pozzi si limiterà a dare un voto scolastico alle prestazioni straordinarie dei potenti del pentapartito e dello spettacolo italiano, da Benigni a Grillo, passando per Tardelli e arrivando a Craxi, con cui ha intrattenuto fugaci e durature relazioni. Gli anni Novanta sono quelli di Mutande pazze di Roberto D’Agostino, che anticipò con il suo film trash-neo-neorealista la prima edizione di Vallettopoli che nell’estate 1996 coinvolse l’imitatore Gigi Sabani, il presentatore Valerio Merola (da qui il nomignolo Merolone) e il procuratore di Biella Alessandro Chionna che avviò l’inchiesta e che, in come tutte le storie italiane, alla fine si sciolse come la neve senza arresti e con il bel magistrato che si sposa con l’ex fidanzata del povero Sabani (guarda il video).


Il capitolo Berlusconi sarebbe troppo lungo da raccontare, ma è interessante notare come i freni inibitori di Silvio cominciano ad allentarsi dopo la morte della madre Rosa avvenuta nel 2008. Prima di allora, solo gli addetti ai lavori sapevano delle sue mille storie: dalla gita al mare con Cicciolina sul finire degli anni ’70 alla relazione con Francesca Dellera degli anni ’80. La punizione mediatica arriverà nel 2009 quando la seconda moglie Veronica Lario si sfogherà sulle pagine di La Repubblica definendo «ciarpame senza pudore» l’ipotesi di candidare come parlamentari europee alcune giovani donne senza arte né parte legate all’ex Premier. In questo caos si colloca anche Vallettopoli 2 con protagonisti Fabrizio Corona e Lele Mora per i quali si apriranno le porte delle patrie galere, un epilogo che il regista italo-svedese Erik Gandini non poteva prevedere quando li intervistò per il suo film Videocracy che racconta l’Italietta delle tele-promozioni in cambio di sesso.

«Non sono un santo» si giustificò in un’occasione Berlusconi per auto-assolversi con la benedizione degli italiani cialtroni e scopatori, alludendo anche ai suoi colleghi Bossi e Fini alle prese pure loro con problemi privati rispettivamente con Luisa Corna ed Elisabetta Tulliani, entrambe provenienti dal mondo della televisione. A Roma circola da sempre una massima impregnata di cinismo che i mediocri e i mascalzoni usano sempre per giustificare le proprie azioni al di sopra della legge: «Il più pulito c’ha la rogna». Una verità che fa il paio con la frase pronunciata da William Hurt nel film Il grande freddo: «Io credo nella vecchia teoria che tutti fanno tutto con il fine di scopare». Una teoria di cui si è ricordato l’immenso Stanley Kubrick per il suo ultimo film del 1999 Eyes Wide Shut che si chiude con un lapidario “fuck”, un invito a scopare rivolto da Nicole Kidman a Tom Cruise per dimenticare i doppi e tripli sogni a base di orge massoniche e bunga bunga intellettuali con protagonisti i membri eletti della razza superiore. Kubrick, ancora una volta, ci aveva azzeccato. A seconda delle speculazioni e teorie complottiste, i potentoni del castello sadiano alle porte di New York potrebbero essere infatti membri del Club Bilderberg, della Trilateral o persino i Rettiliani. In Italia, più modestamente, ci si deve accontentare di Nicole Minetti e della Loggia del Drago. Tutte bullshit, appunto, solo per giustificare l’obiettivo di cui parlava William Hurt.

 

twitter@LucaMartera

 

(Nella foto Nicole Minetti)