Pubblicato il 07/01/2013, 14:26 | Scritto da La Redazione

E SE LA LITTIZZETTO NON ANDASSE A SANREMO?

Il nostro blogger-verificatore analizza la carriera della comica torinese, avanzando l’ipotesi che possa dare forfait al Festival, per problemi di censura e di idee innovative.

Luciana Littizzetto è una donna di successo. Imperversa ovunque: in televisione, al cinema, alla radio, in pubblicità, sulle riviste e nei suoi libri-diario. Non deve dimostrare più niente e da anni il suo stesso autore, Beppe Tosco, lamenta di non poterne più di cucirle addosso battute sull’attualità inevitabilmente farcite di «jolande» e «sbatterflay». Il ricorso al sesso non deve però far pensare alla voglia di blandire l’Auditel, anche perché il suo pubblico non è quello degli adolescenti, che forse non sanno neanche chi è, ma quello dei borghesotti progressisti over 50, che leggono ancora il Corsera, vanno a teatro con l’abbonamento e tutt’al più s’indignano per il graffio sulla portiera causato dall’auto lasciata in doppia fila. Lo stesso pubblico di teste tinte che si ritroverà più o meno davanti al teatro Ariston a febbraio durante il terzo Festival di Sanremo targato Fabio Fazio.

Da qualche giorno è scattata la par condicio per via delle imminenti elezioni politiche e Lucianina ha prontamente dichiarato: «Se qualcuno avesse degli argomenti da propormi… No, perché la politica no, le canzoni no, cose di Chiesa non è il luogo, il sesso a Sanremo fa brutto. Non so, faccio dei corsi di bricolage? Di cucina ligure? Volete mandarmi la ricetta del coniglio alle olive?». Questa sua battuta è curiosamente molto simile a quella che pronunciò ai microfoni di un giornalista Rai Massimo Troisi, annunciato come super-ospite di Sanremo nella serata finale del 1981. «Hai piena libertà di poter far tutto?», gli chiede il giornalista. Troisi: «Piena libertà, sì. Mi hanno detto che posso fare tutto meno parlare di religione, politica, terrorismo, terremoto perché, sai, il Paese sta in una situazione accussì e allora mo’ sto indeciso tra una poesia di Giovanni Pascoli e Giosuè Carducci» (guarda il video).

Per la cronaca, Troisi alla fine non ci andò perché non voleva sottoporre preventivamente i suoi testi ai dirigenti Rai e di fatto, assieme a Daniele Luttazzi e Corrado Guzzanti, è l’unico comico a non essere mai salito sul palco dell’Ariston, dove invece sono passati tutti, ma davvero proprio tutti gli altri della prima e seconda repubblica: da Sordi a Verdone, da Paolo Rossi a Sabina Guzzanti, da Grillo a Benigni, questi ultimi due l’hanno addirittura presentato. Stando così le cose, la Littizzetto farebbe non solo notizia, ma forse finirebbe nei libri di storia se decidesse di non andarci a Sanremo, ma a una condizione: motivando il rifiuto non per ragioni di censura preventiva da par condicio, ma più onestamente perché non ha più nulla da dire.
Sono anni infatti che la cattiva stampa la rincorre non tanto per i contenuti «al cetriolo» dei suoi monologhi a Che tempo che fa, ma più per le polemiche a proposito di colleghi comici e altri personaggi tv. In un’intervista a La Stampa del 2006, Daniele Luttazzi così la liquidò: «Domenica scorsa, su Rai3, una comica affermata ha tentato di affrontare due temi satirici, la Finanziaria e la vicenda Telecom. L’argomento da lei usato per far ridere è stato: “Non ci si capisce niente”. Apprezzo il fingersi massaia, ma la satira non può non capire: deve fare i compiti a casa, informarsi e poi esprimere un dissenso informato. Un comico non può improvvisarsi satirico». Sempre dalla parte delle massaie, un po’ meno da quella delle lavoratrici della Coop, Luciana non si è fatta problemi ad affermare che: «Maria De Filippi è una donna intelligentissima, ma fa dei programmi schifosi». Tutto condivisibile se non fosse che ogni anno è ospite fissa a C’è posta per te della Maria Nazionale.

Per trovare una Luciana autenticamente più sincera bisogna andare indietro nel tempo, quando parla del maschilismo nel mondo dello spettacolo e della sua lunga gavetta. «Quando partecipai a Ciro, il figlio di Target – dichiarò a Tv Sorrisi&Canzoni nel 2004 – ero entusiasta. L’accoglienza dei Cavalli Marci fu però crudele, facevano di tutto per tagliarmi fuori. Non accettavano l’idea di lavorare con una donna. Non ricordo d’essere stata mai trattata così male. Arrivarono a dirmi che potevo andare in onda per un minuto a puntata, non un secondo di più. Ricordo che dopo la prima registrazione, uscendo dagli studi, crollai a piangere sul cofano di un’auto parcheggiata». Di quel gruppo facevano parte anche Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu con cui però Luciana ha avuto sempre buoni rapporti. In quel programma Luciana si fece notare dalla Gialappa’s Band che poi la chiamarono a Mai dire Gol grazie alla sua parodia di Paola e Chiara: «Fu un successo. Se ho solo un minuto, mi dissi, devo valere per due». Anni dopo, sempre su Tv Sorrisi&Canzoni (luglio 2007), Chiara (la bionda del duo) ritorna mal volentieri sulla parodia della Littizzetto con queste parole: «Il primo anno la adoravo. La trovavo divertente perché era una novità e perché Luciana era davvero bravissima. Dopo un po’, però, credo che la cosa le sia sfuggita di mano. Devo dire che io non amo molto parlar di questo argomento, perché credo che quell’imitazione ci abbia danneggiate non poco da un punto di vista artistico. E mi ha molto ferita come persona». 

Ogni comico sceglie i bersagli alla sua altezza. La Littizzetto alzerà però il tiro – si fa per dire – negli anni successivi con le frecciatine rivolte a Eminenz per arrivare alla puntata del 10 dicembre 2012, in cui ha pronunciato la ormai celebre battuta rivolta ai politici: «Non dico un pudore, che è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo». Che la battuta fosse rivolta a Berlusconi, poco importa. Le polemiche sono state francamente eccessive, ma hanno rivelato tutta la debolezza di una comica, che si permette addirittura di vietare l’ingresso delle telecamere e ai giornalisti chiede di non fare domande sulla battuta incriminata in occasione della presentazione del suo libro Madama Sbatterflay, naturalmente edito da Mondadori, in Galleria Duomo a Milano.

Una Littizzetto, questa, molto diversa da quella degli esordi che risalgono al 1991 quando il dirigente Rai Bruno Voglino (già talent scout di Carlo Verdone e Piero Chiambretti) la notò al Festival di Cabaret Bravograzie! e la fece debuttare nel varietà satirico Avanzi nei panni dell’adolescente sboccata che dice sempre «Minchia Sabbry» (guarda il video)

 

twitter@LucaMartera

 

(Nella foto Luciana Littizzetto)