Pubblicato il 24/11/2015, 18:34 | Scritto da Gabriele Gambini

Alessio Vassallo: “‘Il giovane Montalbano’ è una grande famiglia. L’omaggio a Falcone mi ha emozionato”

Immigrati digitali contro nativi digitali. Ma anche una squadra di poliziotti maturi contro una proiezione più giovane degli stessi. La carriera di Alessio Vassallo si sta orientando verso il confronto generazionale. Nella webserie Lontana da me, prodotta da Palomar e diretta dallo youtuber Claudio Di Biagio, l’attore palermitano interpreta il ruolo inedito di “life coach” del giovanissimo Mirko Trovato (già noto per Braccialetti Rossi) scatenando una sfida tra differenti prospettive anagrafiche. Nel successo consolidato de Il Giovane Montalbano su Rai 1, invece, Vassallo è Mimì Augello, ruolo che nella serie con Zingaretti appartiene a Cesare Bocci. «Ma nel caso di Montalbano, non si può parlare di gap generazionale tra le due serie: sono opere complementari, lo stesso Bocci ha speso delle belle parole per me e la cosa mi ha riempito d’orgoglio», precisa Vassallo, in questi giorni impegnato in Basilicata sul set del film per il cinema HoneyMoon. «Montalbano ha una caratura così forte che va oltre la mera fiction. È un racconto che porta in dote profonde prospettive sociali e culturali».

Lontana da me è un esperimento di Palomar pensato per il web.

Le prime due puntate sono state messe in rete il 15 novembre. L’esperienza è stata inedita e divertente, realizzata con gli stessi ingredienti di un prodotto televisivo. Non è escluso, tra l’altro, che possa approdare in tv. Ha un potenziale pazzesco, il regista Claudio Di Biagio, già noto per la positiva esperienza di Freaks, ha fatto un ottimo lavoro.

Al centro del racconto ci sono vicende amorose, viste però alla luce di differenti prospettive anagrafiche.

Ci sono io, che interpreto un ruolo particolare, quello di uno youtuber col piglio del filosofo, che si assume l’onere di diventare un motivatore, una sorta di life coach, del sedicenne Mirko, innamorato della star argentina Clara Alonso. Strada facendo, scopriremo che il modo di vivere i sentimenti tra me e Mirko è molto affine, nonostante la differenza d’età. E, per certi versi, lui si rivelerà molto più avanti di me.

Dove crede stia la differenza tra un trentenne e un adolescente nei gap generazionali contemporanei?

Nell’uso della tecnologia. La vera differenza è lì. Intendiamoci, siamo entrambi individui social. Ma cambia il modo di interagire con la rete. Se per un trentenne, internet è un complemento discontinuo all’esistenza, per un adolescente diventa la prerogativa principale, garantita da un’interazione continua a ogni ora del giorno. Ne consegue un cambio netto di linguaggio e un utilizzo di network diversi: i trentenni sono più Facebookiani, gli adolescenti preferiscono Twitter, più immediato e dinamico.

È così anche per lei nel suo quotidiano?

Sì, anche se sto imparando a conoscere meglio Twitter grazie a Il giovane Montalbano. Nelle serate di messa in onda delle puntate, il livetwitting è d’obbligo. A volte, io esagero. Con il cast, ci ritroviamo ogni settimana a casa del regista, Gianluca Tavarelli, ed è proprio lui a rimproverarmi. “Vassallo, smettila di twittare”, dice.

La coesione del set ve la portate dietro anche a lavori conclusi.

Il giovane Montalbano è diventato una seconda famiglia. Non esagero. Con tutti i membri del cast, ci frequentiamo extralavorativamente, ci ritroviamo a guardare le puntate in religioso silenzio e a commentarle con attenzione una volta conclusa la messa in onda. Su una cosa siamo tutti d’accordo: Montalbano e Mimì Augello sono la vera coppia di fatto delle generaliste italiane (ride, nda).

Questa nuova edizione ha portato in dote emozioni particolari?

Per una strana coincidenza, mi sono sempre appassionato alla sesta puntata di ogni stagione. Sia della prima, sia della seconda. Questa volta, poi, è stato particolarmente toccante l’omaggio fatto a Giovanni Falcone. Nella puntata, la cittadina di Vigata è mostrata desolata, quasi deserta. Per me, che sono siciliano, la valenza è stata doppia, perché conservo dei ricordi molto vivi dei giudici Falcone e Borsellino e della mia terra in quel periodo, martoriata dalla violenza.

Qualche ricordo personale?

Ricordo quando, da bambino, arrivai coi miei genitori in un paese della Sicilia in cui trascorrevamo le ferie estive. Porto dentro di me l’immagine delle case con le tapparelle blu che venivano chiuse per il caldo. Un’edicola al centro di una piazza. E la radio che trasmetteva la notizia dell’attentato a Borsellino. Sono cose che non si dimenticano. Si tratta forse di emozioni simili a quelle provate di recente dai cittadini di Parigi: un conto è apprendere la notizia di un attentato da spettatore esterno. Un altro conto è vivere la tragedia da profondo conoscitore delle zone in cui è avvenuta.

Nella prima stagione, Camilleri è venuto a farvi visita sul set. Nella seconda?

Siamo andati noi in via Asiago a festeggiare i suoi 90 anni. È stato particolarmente emozionante ricevere i suoi complimenti. Michele Riondino ha ragione, quando dice che il fenomeno di Montalbano va oltre la semplice fiction ben fatta. Ha una valenza sociale, generazionale. È un pezzo di cultura italiana in debito verso la penna di Camilleri.

Il ruolo del giovane Mimì Augello è quello che la rappresenta di più.

Di sicuro è il ruolo a cui sono più legato. Spero di portarlo avanti il più possibile. Il giovane Montalbano ha tante opportunità narrative ancora da esplorare. E mi ha permesso di coltivare un rapporto profondo e duraturo con Carlo Degli Esposti di Palomar, a cui devo molto.

In questo caso, la competizione con la serie “matura” di Montalbano non sussiste?

Certo che no, sono lavori complementari e consentono un punto di vista privilegiato su sfaccettature diverse di un unico mondo.

Ma non c’è solo Montalbano, nei suoi progetti. Su Canale 5, prodotto da TaoDue, è in arrivo Romanzo Siciliano. Ancora la Sicilia come sfondo, ma per lei una parte inedita.

Romanzo Siciliano avrà connotazioni meno letterarie di Montalbano. Sarà una fiction dalla caratterizzazione molto action, con sparatorie, fughe in motoscafo, una sceneggiatura profilata sui colpi di scena classici e sul confronto manicheo tra bene e male per tener desta l’adrenalina del pubblico. La regia è di Lucio Pellegrini, nel cast ci saranno Fabrizio Bentivoglio, Claudia Pandolfi, Filippo Nigro, che nella storia svilupperà con me rapporti stretti.

E lei sarà il “cattivo”!

Ha presente quando gli attori dicono che fare il cattivo è stimolante? Ho scoperto che hanno ragione. La parte del malvagio, specie quando non c’è redenzione, ti consente di tirar fuori aspetti nascosti del tuo essere e ti garantisce molto divertimento.

A proposito di buoni e cattivi. La conosco anche come tifoso accanito di calcio, in particolare dei rosanero di Palermo. Zamparini, il vostro presidente, è un buono o un cattivo?

Il Palermo gli deve moltissimo per quello che ha fatto. Ma da quando ha esonerato Iachini, non posso dirmi contento. Proprio no. Staremo a vedere che cosa accadrà.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Alessio Vassallo)