Pubblicato il 24/03/2022, 19:04 | Scritto da La Redazione
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Christian De Sica: Una parte da cattivo e basta con Massimo Boldi

Christian De Sica: «Terence Hill e Bud Spencer il remake di un’Italia ottimista»

La Stampa, pagina 23, di Fulvia Caprara.

La parola d’ordine è «omaggio» e l’invito caloroso è di evitare il termine «remake». Altrimenti ci arrabbiamo! ricrea le atmosfere del film del ’73, regia di Marcello Fondato, in cui Bud Spencer (Ben) e Terence Hill (Kid) si schieravano contro un potente capobanda che, oltre ad aver distrutto la loro adorata Dune Buggy, voleva edificare un grattacielo al posto del Luna Park. Il plot del nuovo buddy movie (diretto da YouNuts!) è quasi identico all’originale, la coppia è composta da Carezza (Edoardo Pesce) e Sorriso (Alessandro Roja) nei panni dei due venerati specialisti di scazzottate più comiche che violente, la ragazza del clan è Miriam (Alessandra Mastronardi) e l’avido speculatore si chiama Torsillo (Christian de Sica): «Siamo nati negli Anni 80 e cresciuti nei 90 – dicono i registi, Antonio Usbergo e Niccolò Celaia -. Spencer e Hill hanno contribuito fortemente a plasmare l’estetica dei nostri lavori».

Nell’impresa, di per sé pericolosa, De Sica si è lanciato con entusiasmo, contento di «fare finalmente un cattivo, lavorare con dei giovani» e poter dire, scherzando, ma non troppo, «basta con Massimo Boldi».

Non è un azzardo riproporre un film così amato?
«Anche io ho corso rischi simili, per esempio quando ho rifatto il Conte Max di cui, a suo tempo, era stato protagonista mio padre. Mi dicevano tutti che era un errore e invece il film è andato benissimo. Il cinema è spesso un grosso equivoco. Spencer e Hill hanno creato un gran successo, ma i registi YouNuts!, come vari loro coetanei, hanno una preparazione tecnica molto migliore dei colleghi del passato».
Da cosa derivava l’enorme popolarità di Spencer e Hill?
«C’era una bella alchimia, legavano bene, Bud l’orso e Terence il bello, era una ciambella venuta con il buco. Ma la ragione vera era nell’ottimismo che caratterizzava i loro film, una leggerezza che si specchiava nel momento storico del Paese e che adesso, in questo periodo così triste, potrebbe fare bene. Succede sempre così, dopo la guerra c’è stato Macario, si rideva per cose semplici, mi torna in mente una battuta di Aldo Fabrizi che in un suo vecchio film, pieno di allegria e povertà, diceva “oggi ce sta il pollo” e la gente si sganasciava. Poi, quando il benessere si stabilizza, nascono i Michelangelo Antonioni».

Ha ricordato suo padre e il Conte Max. Mai pensato di scegliere un altro mestiere?
«Io a fare l’attore sono stato obbligato dalle circostanze. Mio padre non aveva molto tempo per giocare con noi, però, quando c’era, obbligava me e Manuel a recitare degli sketch, tutti su argomenti serissimi tipo “il popolo protesta” oppure “aumentano i suicidi”. Si arrabbiava se non ricordavamo bene le battute, ci diceva “le dovete imparare bene, come l’Ave Maria”. Chiaro che, alla fine, abbia scelto di recitare e mio padre si è pure meravigliato».
Come sceglie i ruoli in questa fase della carriera?
«Prima di tutto li faccio perché devo mantenere, più che una famiglia, una specie di cooperativa. Ogni giorno ringrazio il Signore perché, a 71 anni, ancora mi chiamano, anzi mi cercano più di prima. Tutto questo deriva dalla notorietà che mi han dato i film di Natale».
(Continua su La Stampa)

 

(Nella foto Christian De Sica)