Pubblicato il 26/05/2021, 14:33 | Scritto da La Redazione

Marco Bassetti: Le reti commerciali non sono più in grado di competere da sole

Marco Bassetti: Le reti commerciali non sono più in grado di competere da sole
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: per il ceo di Banijay l'onda di consolidamento dei colossi dagli Usa sta per arrivare in Europa.

Marco Bassetti: «Tv, per la sfida sui contenuti all’Europa servono colossi»

Il Sole 24 Ore, pagina 25, di Andrea Biondi.

Ciò che si sta verificando negli Usa, con il merger fra Warner Media e Discovery e l’operazione Amazon-Mgm, è una spinta alla concentrazione che «porterà beneficio al mondo dell’audiovisivo. Si mettono insieme per creare efficienze che consentiranno di investire di più sui contenuti. Oggi è questa la vera sfida: Netflix quest’anno investirà 17 miliardi di dollari». Ma quell’onda dagli Stati Uniti si appresta a giungere in Europa imponendo la necessità di un consolidamento. «Speriamo che si faccia come negli Usa, dove grandi azionisti hanno sacrificato il controllo pur di salvaguardare, ma soprattutto aumentare, il valore dei loro asset».

Così Marco Bassetti, 63 anni, che guida da Parigi Banijay, leader mondiale della produzione audiovisiva da 3 miliardi di fatturato che, stando ai dati riportati da Deadline.com, ha sofferto come tutti i big dell’audiovisivo nel 2020, ma scavallando l’anno della pandemia meglio degli altri con un calo dell’Ebitda del 13% a 334 milioni contro il -43% di Itv Studios a 152 milioni di sterline e il -39% di Fremantle a 87 milioni di euro. Banijay è presente con realtà operative in 22 Paesi e ha come azionista di controllo Ldh, con al suo interno la finanziaria Lov di Stéphane Courbit (in maggioranza), De Agostini e Fimalac. Vivendi è al 32,9% e il management al 10%.

Quindi per il vostro mondo ben venga questo consolidamento negli Usa?
Certamente. Ma è anche il segnale di come oltreoceano manager e azionisti abbiano fatto scelte più lungimiranti. Murdoch-Disney docet. E alla fine la disparità di fatturati, capitalizzazione, investimenti in contenuti fra i colossi americani e i player europei è diventata gigantesca.
C’è da aspettarsi un contraccolpo?
Io credo che il consolidamento in Europa sia inevitabile. In questo quadro vedo tre strategie che si stanno facendo strada.
Quali?
Per semplificare dico che ce n’è una appannaggio di Rtl e Tf1, una che contraddistingue Mediaset e una che riporta a Nent. In quest’ultimo caso la televisione scandinava ha creato un suo operatore Svod che compete con Netflix e gli altri, su base locale, investendo in contenuti in esclusiva sulla propria piattaforma Viaplay.

E per Rtl e Mediaset?
Thomas Rabe, ceo di Rtl, ha recentemente detto che vedrebbe di buon occhio un merger con Prosiebensat e Tf1 ha fatto un’offerta per M6. Tutto nasce dalla considerazione che se è vero che il mercato della pubblicità sta scendendo, è altrettanto vero che la Tv resta la regina del mercato pubblicitario. E avere il 60-70% dell’advertising Tv è un obiettivo che può creare molto valore. La strategia di Mediaset invece vede possibilità di sviluppo in chiave paneuropea.
Perché?
I broadcaster commerciali avevano un grande vantaggio sui contenuti locali che avevano maggiore presa di quelli globali. Ora non è più così. Adesso le Tv commerciali non possono competere con i contenuti premium degli streamer. In aggiunta, questi stanno investendo pesantemente anche in contenuti localizzati, come per esempio LOL o Casa di Carta. Inoltre Google e Facebook stanno rodendo quote di adv e la transizione al digitale delle televisioni commerciali non è più protetta dalla posizione favorevole che avevano sul telecomando.

(Continua su Il Sole 24 Ore)

 

(Nella foto Marco Bassetti)