Pubblicato il 16/03/2018, 17:04 | Scritto da Tiziana Leone

Ezio Mauro e il suo rigore storico confezionano la storia del sequestro Moro

Ezio Mauro e il suo rigore storico confezionano la storia del sequestro Moro
In onda questa sera alle 21.15 su Raitre, il film è la cronaca puntuale attraverso le strade di Roma, che comincia dal giorno precedente a quel fatidico 16 marzo 1978.

Nel film documentario Il condannato – Cronaca di un sequestro, diretto da Simona Ercolani e Cristian Mattia, il giornalista ripercorre il cammino “politico” del sequestro Moro

E poi arriva Ezio Mauro con il suo film-documentario, Il condannato – Cronaca di un sequestro, dedicato al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro, con la regia di Simona Ercolani e Cristian di Mattia e prodotto da Stand By Me e Rai Cinema, e capisci cosa significa la politica. La politica di chi aveva la politica nel sangue, la politica di quella Prima Repubblica fatta di gente come Giulio Andreotti, Bettino Craxi, Giovanni Leone, Francesco Cossiga, Giorgio Napolitano. La politica che si trovò piegata di fronte a un gruppo di brigatisti rossi che aveva già condannato a morte Moro nel giorno in cui lo rapì.

Tra i tanti film-documentari su quel tragico 16 marzo di 40 anni fa, certamente questo di Ezio Mauro, in onda questa sera alle 21.15 su Raitre, è quello capace di andare oltre. Il giornalista entra negli archivi, scorre i documenti originali, tira fuori le pistole che uccisero Moro, rimette in fila i fatti, dalle lettere del Presidente della Democrazia Cristiana, alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, all’intervento di Papa Paolo VI alla lucidità della brigatista Adriana Faranda. Il tutto dal punto di vista della politica, di quella politica che all’epoca faceva i conti già con Gladio e con la massoneria, ma anche con le Brigate Rosse, capaci di fare una strage e di sparire nel nulla di fronte all’incapacità delle istituzioni.

Per chi allora c’era, ma anche per chi allora non c’era Il condannato- Cronaca di un sequestro è una fonte preziosa per capire la nostra storia contemporanea fatta non solo di una Democrazia Cristiana scudocrociata, ma anche di sedute spiritiche di una maga cui partecipò un giovane Romano Prodi, l’unica e la prima che dai meandri dell’aldilà tirò fuori quel nome: Gradoli. La via dove fu ritrovato uno dei covi dei brigatisi. Imparare la storia passando dal piccolo schermo, in un crocevia di punti di domanda e dubbi che Ezio Mauro sa confezionare seguendo le prove, ma anche le testimonianze dure e senza sconti, come quella del figlio di Moro, Giovanni e dei Tg dell’epoca, lasciati passare con le loro telecamere su una scena del delitto aperta a chiunque si trovasse a via Fani in quel giorno a quell’ora. Un film che unisce i luoghi di una capitale martoriata dagli anni di piombo al Palazzo dove in molti, tra cui un Cossiga disperato, cui giorno dopo giorno comparivano macchie in volto e i capelli diventavano bianchi, tentavano di trovare una soluzione a una tragedia che era già compiuta quel 16 marzo 1978.

«Moro entra nella cella di Via Montalcini già come condannato – spiega Ezio Mauro -. E quella condanna i terroristi pensavano di potersela giocare sul piano politico per ottenere quel riconoscimento come contropotere allo Stato che cercavano. Ma la cosa non gli riuscirà». «Il sequestro Moro ha prodotto film, libri, teorie del complotto, illazioni e supposizioni – conclude Simona Ercolani – Noi abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo seguito Ezio nel suo ritornare ai fatti, basati sulle testimonianze dei protagonisti di allora. E’ stato fatto un grandissimo lavoro di ricerca documentale, iconografica e bibliografica».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Ezio Mauro)