Pubblicato il 09/10/2015, 17:03 | Scritto da Peter Parker
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La musica italiana in mano a pochi “potenti”. E nessuno dice niente

Non voglio parlare del concerto di Francesco De Gregori all’arena di Verona, né dell’imbarazzante e pessimo Baglioni-Morandi su Rai 1: il primo ha avuto momenti inaccettabili per chi ama e segue De Gregori, roba da piangere di notte perché è dei nostri sogni che si sta parlando, ma non voglio parlarne, ripeto. Un artista a 63 anni ha tutto il diritto di fare le sue scelte in base ai propri gusti, al bisogno che ha di spiazzare se stesso e gli altri, alla propria situazione finanziaria. Fatti suoi, peggio per lui. Quanto a Baglioni-Morandi, a parte il faticoso risultato di ascolti, metterli insieme è l’operazione più forzata e malriuscita degli ultimi 20 anni: insieme non c’entrano un fico secco, è un’operazione commerciale malriuscita. E non voglio parlare neanche del Volo, del loro successo su Rai 1, che dovrebbe portare al licenziamento in tronco del direttore di rete, Giancarlo Leone, per aver regalato alla concorrenza il target giovanile. E tantomeno dei critici tipo Aldo Grasso e Antonio Dipollina, che si sono spellati le mani per Baglioni-Morandi: sono tanti i motivi che spingono un critico a scrivere bene o male di qualcuno. Anche questo, fatti loro.

E, tutto sommato, minuzie rispetto all’argomento di cui voglio invece parlarvi, che è collegato, solo in modo limitrofo, agli accidenti suddetti. Il titolo del pezzo potrebbe essere I più potenti d’italia, ma anche Quelli che si sono presi la nostra musica. In nessun Paese al mondo esiste un potere così forte a livello musicale: la musica è bloccata, decidono in pochissimi, quello che ascoltiamo e quello che avrà successo. Puoi essere John Lennon e puoi aver scritto Imagine, ma se non fai parte della scuderia (come i cavalli) Friends&Partner e Rtl 102.5 non vai da nessuna parte. Se ne fai parte, vai ovunque. Ormai la musica in Italia è controllata da un duopolio, ed è singolare che non ci sia uno straccio di politico, manco un 5 stelle in cerca di fama, che se ne occupi. Da una parte il duo Ferdinando Salzano e Lorenzo Suraci: uno ha il management di artisti e dei live, organizza pacchetti che propongono tour, programmi tv, passaggi radio, passaggi tv. Praticamente tutto. L’altro decide se un pezzo, quindi un artista, vive o muore artisticamente, e non c’è nessun John Peel dietro la scrivania. Se ci stai, vai avanti, con il solo rischio di finire in mezzo a quelle idee di cui parlavo prima tipo le celebrazioni dei dischi di 40 anni fa, fatte con gli artisti della scuderia e trasmessi dalle emittenti della scuderia amplificate dalla Rai. Roba che sono gli incubi dei fan degli artisti che finiscono avviluppati in questi meccanismi e a cui gli tocca sentire Fedez che stona su versi da ragazzino sgrammaticato di terza media storpiando Viva l’italia. Ma roba che porta molti soldi.

L’altro capo del duopolio sono i talent con le emittenti tv e le major discografiche Sony e Universal, che si rimbalzano talenti, li spremono e poi li buttano. Se sei fuori da questo meccanismo, non hai alcuna possibilità. Punto e basta. Chiedo: alla politica non interessa che la musica pop viva legata a questo meccanismo perverso? Il ministro Dario Franceschini ha qualche pensiero sul tema? Io intanto lancio l’hashtag #ridatecilamusica e mi sento Viva l’Italia. Quella vera.

 

Peter Parker

 

(Nella foto Gianni Morandi e Claudio Baglioni)