Il programma settimanale su Mediaset Play del vincitore del “Grande Fratello Vip” più che un trampolino di lancio sembra essere uno sgambetto al talent più richiesto del momento. E intanto viene annunciato un suo programma di prime time su Italia1.
Con una maggioranza di Governo così eterogenea è difficile trovare i nomi della nuova governance di viale Mazzini che possano mettere tutti d’accordo. Lei, forse, per la Presidenza è l’unica che piace.
La tv di Stato deve rinnovare il Cda, Sky ha ricevuto le dimissioni dell’amministratore delegato e pare che sia finito l’amore tra Tinny Andreatta e Netflix. Sarà una primavera caldissima per la tv italiana.
Festeggiamo in anticipo, perché c’è una notizia che ci riguarda: Andrea Amato, oltre a essere il Direttore responsabile, è diventato anche l’editore del nostro giornale.
Attenzione a non confondere sacrosante battaglie di civiltà con inquisizioni maccartiste. Quella di “Striscia la Notizia” è stata semplicemente una gag banale e infantile, ma non certo razzista.
L’ammiraglia Mediaset ha una settimana ricca di serate trash, dai reality show ai programmi d’intrattenimento di Paolo Bonolis. È stata epurata Barbara D’Urso dalla domenica sera, ma i suoi contenuti sono rimasti.
Tra la conduttrice e il manager da sempre non corre buon sangue, ma poco fa il marito di Paola Perego ha tirato una stoccata pesante su Twitter, mettendo nel mirino anche la struttura VideoNews di Mediaset.
L’accoppiata italo-spagnola si è aggiudicata i diritti della serie A di calcio per il triennio 2021-2024, dopo un lungo braccio di ferro con Sky e hanno stipulato un accordo che prevede di trasmettere le partite su TimVision. Si parte a luglio.
Nel derby tra i due programmi l’asticella pende dalla parte di Maria De Filippi, ma il format di Sky si difende. Per il resto dominano Tik Tok e YouTube, mentre i cantautori sono preservati come panda dai giornalisti di settore.
Il vertice di Rai1 da giorni si giustifica del flop del Festival con scuse puerili, dando la colpa al calcio, al Covid, alla depressione degli spettatori, ma mai alla mancanza di idee di uno spettacolo che non ha né capo né coda.