La scomparsa di Raffaella Carrà ha evidenziato come Cologno Monzese non possa permettersi di non avere contenitori di infotainment accesi tutto l’anno.
La soppressione dell’infotainment, la cui vittima eccellente è Barbara D’Urso, in realtà è una dura sconfitta per il numero uno dell’informazione del Biscione. Con l’uscita di Alessia Marcuzzi, l’agente bolognese non ha più artisti a Cologno Monzese.
Il numero uno di Mediaset ha presentato le novità dell’autunno: addio all’infotainment trash, rinnovati De Filippi, Scotti, Bonolis, Chiambretti e Savino.
Il 24 giugno del 2001 andava in onda la serata inaugurale della rete televisiva che nasceva dalle ceneri di TMC e che doveva dare lo scossone al duopolio Rai e Mediaset. Poi il cambio ai vertici di Telecom ne cambiarono gli obbiettivi, fino al rilancio con Urbano Cairo.
Quarant’anni fa la vicenda di Vermicino sconvolse la mia infanzia. Ancora oggi ricordare quelle interminabili maratone televisive mi fa riaffiorare tanta angoscia. Ma un bel podcast sulla sicurezza per bambini e una fiction di Sky Original, forse, riusciranno a risolvere quello shock infantile.
Quella che doveva essere una banale operazione di ottimizzazione sta diventando un caso politico, che riaccende il derby tra la capitale politica e la capitale industriale del Paese.
Mentre negli Usa si chiudono merger monstre (Warner Media-Discovery, Amazon-MGM), in Europa il Biscione perde su tutti fronti francesi (Vivendi, M6) e ora rischia anche in Germania. Forse Berlusconi dovrebbe fare come Murdoch.
Figlia di Biagio, ex direttore generale Rai negli anni’80, la signora Agnes ha gli sponsor giusti e bipartisan (anche se parenti) per arrivare al settimo piano di viale Mazzini.
Il direttore di rete risponde penalmente per quello che va in onda, cosa diversa è chiedere di non fare nomi e cognomi per opportunità politica. Ma la cosa peggiore è l’ipocrisia dei partiti, indignati per la loro stessa lottizzazione della tv di Stato.