Un’altra vittima dell’utopia della viralità? Il tentativo di parlare a un target più giovane si risolve in un “famolo strano” fine a se stesso. Ed è decisamente poco originale.
La compagnia di bandiera i casa nostra per tutta l’estate ha mandato in rotazione le pubblicità con italiani illustri protagonisti, senza il minimo riferimento alla tragica condizione economica-finanziaria.
Per raccontare i nuovi sistemi di guida assistita la casa automobilistica tedesca ricorre a una forzatura che, più che abituarci al futuro come recita il claim, sembra evocare una stupidità senza speranza.
Un testimonial nell’arco degli ultimi 40 anni una birra e un messaggio positivo. Questi gli ingredienti del divertente film pubblicitario ideato da Publicis Italy.
Passati i tempi del mitico Pino Silvestre, ma il barnd di bagnoschiuma con l’agenzia Armando Testa ha prodotto una pubblicità niente male, rovinata però dal gioco di parole finale.
Il gelato, abbandonata la genialità degli anni Novanta (“Du gust is mei che uan”) con Stefano Accorsi, ha deciso di diffondere un film basato sui luoghi comuni dei giovani.
I due brand utilizzano lo stesso testimonial per le loro pubblicità: un pupazzo verde. Una strana sovrapposizione. Sono passati i mitici tempi di “Liscia, gassata o Ferrarelle?”.
La pubblicità del gastroprotettore si dovrebbe rivolgere a un target molto adulto, vittima dei bruciori di stomaco da stress, ma utilizza un linguaggio per bambini.