Pubblicato il 13/04/2023, 19:01 | Scritto da La Redazione

Alex Schwarzer: la sua storia in una docuserie su Netflix

Alex Schwarzer: la sua storia in una docuserie su Netflix
Se una volta sei stato cattivo non vuol dire che lo devi essere sempre». Alex Schwazer ha il dono della sintesi. E con poche parole descrive il suo stato d'animo alla vigilia della docuserie in quattro puntate che Netflix propone da oggi. II titolo non ha bisogno di troppe spiegazioni.: «Il caso Alex Schwazer». Così Valerio Piccioni sulla Gazzetta dello Sport.

«Io, fatto fuori perché una volta sono stato cattivo ma non finisce così»

La Gazzetta dello Sport, di Valerio Piccioni, pag. 45

Se una volta sei stato cattivo non vuol dire che lo devi essere sempre». Alex Schwazer ha il dono della sintesi. E con poche parole descrive il suo stato d’animo alla vigilia della docuserie in quattro puntate che Netflix propone da oggi. II titolo non ha bisogno di troppe spiegazioni.: «Il caso Alex Schwazer». Ma forse bisogna aggiungere pure il sottotitolo per farsi un’idea: «La verità è una lunga marcia». D’altronde ne è passata di strada da quando Massimo Cappello, l’autore con Marzia Maniscalchi, riprese – sono al cune delle immagini inedite Schwazer e il suo allenatore Sandro Donati sul lungomare di Co pacabana e nella notte della disperazione di Rio, a squalifica di otto anni appena pronunciata. E forse questa famosa marcia è tut t’altro che finita. la squalifica di Schwazer per il doping al testosterone finirà il 7 luglio 2024, quindi anche un’ipotetica possibilità per Parigi 2024 non è in piedi perché non avrebbe tempo per qualificarsi. Ora il caso è alla Corte europea dei diritti dell’uomo e anche la vicenda giudiziaria di Bolzano non si è ancora del tutto chiusa. È vero che dopo la possibilità di manipolazione «con alto grado di probabilità razionale» descritta dal gip, il pm ha chiesto l’archiviazione per non aver tro- nato tracce di un possibile com plotto, ma lo stesso gip deve ancora accogliere questa richiesta. Pecore nere «È una storia umana, ma sembra scritta per un soggetto hollywoodiano», dice Alessandro Lostia, chief creative officer di Indigo Stories.

E Giovanni Bossetti, manager dei contenuti nonfiction di Netflix ricorda che è un’inchiesta nata addirittura nel 2020. C’è tutto: trionfo, ossessione, disperazione, caduta, pianto, riscatto, giallo, amore, anzi amori. Non è un per corso per addetti ai lavori, quello raccontato. Ci sono i genitori di Alex, c’è sua moglie Katrin, all’inizio ecco anche Carolina Kostner. Poi la coinvolta testimo nianza del presidente del Coni Giovanni Malagò, quindi l’infinito duello giudiziario, la Wada (a differenza di laaf-World Athletics che non ha voluto intervenire), per bocca del suo direttore generale Oliver Niggli, che conferma la sua posizione, non c’è stato nulla di strano, è tutto regolare, «Donati è una vittima di Schwazer». Poi la difesa di Schwazer che diventa accusa. A un sistema, Io ha detto Sandro Donati pure ieri nella conferenza stampa, «totalmente incontrollabile, i campioni vengono usati solo quando servono e fanno risultati, poi si buttano via, diventano pecore nere. E non sono pecore nere quei dirigenti che hanno rigirato le mail di denuncia degli atleti russi alle autorità russe mettendoli in pericolo? Al prelievo l’urina viene distribuita fra due campioni e poi non se ne sa più niente. Per questo, serve una terza provetta a garanzia dell’atleta».
(Continua sulla Gazzetta dello Sport)

 

 

 

 

(Nella foto Alex Schwarzer)

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