Pubblicato il 28/03/2023, 19:04 | Scritto da La Redazione

Minoli ricorda Minà: Giornalista vero e spirito libero

Giovanni Minoli “Minà, spirito libero ingabbiato in Rai creammo l’alternativa a Domenica in”

La Stampa – Torino, di Silvia Garbarino, pag. 49

(…)

Dottor Minoli come vi eravate conosciuti?

«Ero capostruttura in Rai e dovevo realizzare un programma domenicale e pomeridiano per il secondo canale. La prima scelta ricadde su Costanzo, ma levicende legate alla P2 in quel periodo e che “toccavano” Maurizio mi fecero cambiare idea. Convocai Minà, che era un giornalista molto poco valorizzato, ma di grandi qualità. Parlammo un giorno e una notte intera, e mi convinsi. Era l’uomo giusto per un programma che potesse essere l’alternativa a “Domenica In”».

Cosa la colpì di specifico?

«La sua immensa conoscenza dello spettacolo, del Sud America, e dello sport di cui pure si occupava in Rai. Un narratore inesauribile. Era un uomo appassionato del lavoro, che senza enfasi ha fatto un pezzo della storia del servizio pubblico con “Blitz”».

Blitz è stato quindi il suo capolavoro?

«Gianni era un grande scrittore e un grande autore, lo lanciai nella conduzione e ci vidi benissimo. Lo liberai da un ruolo e gliene regalai un altro. Le sue interviste a personaggi intramontabili , da Cassius Clay, a Robert De Niro, Federico Fellini, Jane Fonda, per citare solo alcuni dei più grandi personaggi dello spettacolo nel mondo, sono rimaste memorabili. Quel programma non era solo un momento di evasione e di divertimento, Gianni faceva cultura. In Rai nessuno lo aveva capito e valorizzato. Nessuno, tranne me».

Oggi un programma simile avrebbe lo stesso successo?

«Sicuramente sono ancora godibilissimi gli spezzoni di quelle interviste che lui aveva rimontato pochi anni fa e che ancora passano in tivù ogni tanto. Uno spettacolo che i giovani dovrebbero guardare con attenzione. Per imparare ».

Ha detto che lei era stato tra i pochi a rompere su Minà quel cono d’ombra che lo avvolgeva in Rai.

«Gianni era un giornalista vero e uno spirito libero. Non seguiva le “mode” (Minoli non cita mai il termine politica, ma la sensazione è che sottointenda che Minà non avesse particolari estimatori influenti nei canali di Stato, ndr). Era in disparte gli diedi l’occasione di farsi valere».

Poi cosa successe?

«Si è perso. Prese un anno di libertà e non trovò più meccanismi e progetti adeguati alla sue qualità. Ad una cosa non ha mai rinunciato, a fare ciò che davvero gli piaceva. Viaggiare, scrivere e raccontare personaggi grandi e piccoli di altre culture, altri paesi, altri mondi. Lui era assetato di cultura e riusciva a restituirla agli altri ».
(Continua su La Stampa Torino)

 

 

 

 

(Nella foto Giovanni Minoli)