Pubblicato il 01/02/2023, 19:01 | Scritto da La Redazione

Amanda Lear: la sua storia con Dalì diventerà un film

Amanda Lear: la sua storia con Dalì diventerà un film
Un'icona chiacchierata, regina dell'ambiguità sessuale sulla quale ha costruito una carriera lunghissima. Amanda Lear o si odia o si ama, di certo pero non si pub ignorare quando - come potete leggere su Panorama -snocciola aneddoti sulla sua relazione con Salvador Dalì. Così Terry Marocco su La Verità.

«Avrei anche potuto sposare Dali ma non volevo fargli da badante»

La Verità, di Terry Marocco, pag. 21

Poteva diventare la signora Dali, ma in fondo Amanda Lear, non lo ha mai veramente voluto. Nel suo libro La mia vita con Dalí, scritto 35 anni fa e appena ripubblicato da Il Saggiatore, racconta la complessità di un rapporto durato 17 anni, tra le luci sfavillanti del jet set internazionale e le ombre della decadenza crepuscolare del genio del surrealismo. «Oggi è cresciuto l’interesse intorno a Dalí», racconta dalla sua casa parigina. «Ho appena firmato con una produzione americana per un film basato sulla nostra storia d’amore. Ci vorranno anni, si parla di Margot Robbie per la mia parte e Al Pacino o forse Adrien Brody per quella di Dali. Sono quasi sicura che ne faranno un pagliaccio, eppure recitava quella parte solo davanti al suo pubblico. In privato era colto, educato».

Davvero le ha dato del «lei» per tutta la vita?

«A lui piacevano l’aristocrazia, le contesse, le principesse. Parlava come vivesse in un tempo antico. Ci siamo sempre dati del lei, anche se Ho appenafirmato con produttori Usa perunfilm su di noi, el vorranno anni per terminarlo eravamo intimi. Era religiosissimo, tradizionale: non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante. Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”. Era il trionfo dell’ipocrisia. Un tipico macho spagnolo».

Eppure, le chiese più volte di sposarlo, perché non volle accontentarlo?

«Intanto era già il marito di Gala. Lei mi aveva fatto giurare che se fosse morta, avrei preso il suo posto. Non potevo, avevo 25 anni e la mia musica. E allora, perfidamente, mi diceva che facevo schifo quando cantavo. Ci teneva che gli stessi accanto, ma io non volevo sposare un vecchio (c’era una differenza d’età di 35 anni, ndr)».

Ci ha mai ripensato?

«Non mi piaceva diventare la signora Dali. Però non volevo abbandonarlo, aveva fatto tanto per me. Come un padre, un fratello, un professore d’arte, un maestro di vita. E all’improvviso lo vedevo vecchio, debole, non poteva più dipingere per i tremori del Parkinson. Ma avevo davanti una carriera, avrei dovuto fargli da badante e infermiera? Non me la sono sentita, era troppo per me. Forse sono stata egoista». […]

Ha dedicato il libro alla moglie, che rapporto ha avuto con Gala?

«L’ho ammirata. Io sono gelosissima e non avrei mai immaginato una signora che mi diceva: “Ti accolgo in casa mia, prendi pure il mio posto”. Per me era impensabile. Ma lei era una donna straordinaria, segreta. Mi faceva i tarocchi. Era russa e ogni giorno scriveva un misterioso diario in cirillico. Per Dalí era tutto».

Da come ne scrive pare che avesse un carattere terribile.

«È stato difficile conquistarla. Era sempre arrabbiata, detestava la corte di approfittatori e parassiti che aveva intorno. Lo proteggeva: è stata infermiera e manager. Tutto, tranne che moglie».

Cosa significa?

«Non hanno mai fatto l’amore. Lui era impotente. Mi disse che non l’aveva mai penetrata. La sola idea del sesso femminile gli faceva orrore, paura. Mi fa ridere quando sento di un figlio nascosto. Mi raccontava che da giovane a Barcellona andava al bordello con Picasso. Era così spaventato che faceva sedere la ragazza a due metri di distanza e al massimo le chiedeva di aprire le gambe e lasciarlo guardare. Riversava la libido solo nella pittura».
(Continua su La Verità)

 

 

 

(Nella foto Amanda Lear Salvador Dalì)