Pubblicato il 09/11/2022, 11:34 | Scritto da La Redazione

Mattia Torre rivive a teatro grazie a Sorrentino

Sorrentino fa rivivere Torre a teatro «E già un classico, come Eduardo»

Il Messaggero, di Gloria Satta, pag. 23

Mattia Torre, geniale drammaturgo, regista e autore (Boris, un titolo per tutti), moriva il 19 luglio 2019 a soli 47 anni. Oggi, «per i 50 che non ha potuto compiere», il premio Oscar Paolo Sorrentino cura la regia televisiva dei suoi testi teatrali più famosi: Gola, Perfetta, Qui e ora, Migliore, 456, In mezzo al mare. Complessivamente intitolati Sei pezzi facili, gli spettacoli andranno in onda il sabato a partire dal 19 novembre su Rai3 (produzione Fremantle in collaborazione con The Apartment – Gruppo Fremantle per RaiCultura).
L’AMBRA JOVINELLI
Alcuni sono monologhi, altri hanno un impianto corale. Ma sono interpretati tutti dagli attori che, vicinissimi a Torre sia nella vita sia nel lavoro, nell’ultimo ventennio hanno dato voce, corpo ed emozioni alle parole, ai personaggi, alla straordinaria capacità dell’autore di raccontare l’umanità: Valerio Aprea, Valerio Mastandrea, Geppi Cucciari, Paolo Calabresi, Giordano Agrusta, Cristina Pellegrino, Massimo De Lorenzo. Sorrentino, coaudiuvato dalle belle luci di Luan Amelio, ha messo in scena i 6 testi all’Ambra Jovinelli, il teatro romano che è stato la “casa” artistica di Torre. «Ed è stata la vedova di Mattia, Francesca Rocca, a propormi il progetto», spiega il regista, «io ho accettato innanzitutto per un motivo sentimentale: ero molto legato a Mattia, rimettere in scena i suoi testi mi ha permesso di sentire la sua voce. Mi ha fatto bene, egoisticamente, tornare a incontrare la sua sensibilità e la sua intelligenza. Quando vengono a mancare persone come lui, il mondo indubbiamente peggiora».

C’è anche un motivo professionale, aggiunge: «La matrice comica del suo teatro è stata a volte guardata con sospetto e io, grazie alla Rai, ho potuto ora valorizzarla. Con la sua leggerezza e la sua assoluta libertà, svincolata da mode e derive recenti, Mattia affronta però sotterraneamente temi angosciosi, profondi ed eterni come la morte che riesce trasformare in un vitalismo esasperato. È stato bravissimo a dissacrare i vizi, le miserie, i piccoli miti contemporanei ma sempre con amore e autorironia. Ci ha insegnato che si può criticare senza offendere».
(Continua su Il Messaggero)

 

 

 

(Nella foto Mattia Torre)