Pubblicato il 25/01/2022, 17:04 | Scritto da La Redazione
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Francia: gli sponsor contro la fusione Tf1-M6

Francia: gli sponsor contro la fusione Tf1-M6
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’equivalente dell’Upa francese, ovvero l’associazione degli investitori pubblicitari, non vede di buon occhio il matrimonio tra i due gruppi televisivi.

Tf1-M6, anche gli investitori pubblicitari si pronunciano contro la fusione

ItaliaOggi, pagina 18, di Giovanni Galli.

La fusione fra le televisioni francesi Tf1 e M6 non sta trovando il terreno spianato. Gli ultimi a lanciare un grido d’allarme sono stati gli inserzionisti pubblicitari riuniti nell’Union des Marques (Udm), secondo i quali il potere di mercato che raggiungerebbe una tale entità sarebbe troppo alto e non è vero, come sostengono i due gruppi, che ormai la pubblicità televisiva è sostituibile dalla pubblicità digitale e quindi vi sarebbe comunque una piena concorrenza fra altri attori. Per compiere questa operazione, infatti, Tf1 e M6 cercano da maggio 2021 di convincere l’Autorité de la concurrence, il corrispettivo dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato italiana, che i tempi sono cambiati: sono finiti i giorni in cui la televisione regnava sovrana sul tempo disponibile delle persone.

L’argomentazione di Thomas Rabe, ceo di Bertelsmann, principale azionista di M6, e Olivier Roussat, ceo di Bouygues, principale azionista di Tf1, tira in ballo le piattaforme digitali americane che peraltro hanno guadagnato una quota significativa del mercato audiovisivo in termini di contenuti, di attenzione del pubblico e soprattutto una quota importante del mercato pubblicitario. Secondo Tf1 e M6, Google e Facebook, tra gli altri, sono in diretta competizione con i canali televisivi. «Tutto dipenderà dall’analisi del mercato di riferimento da parte dell’Autorité de la concurrence», ha spiegato al Figaro Roussat. «Quest’ultima, nel febbraio 2019, ha emesso un parere rilevando un’asimmetria competitiva tra canali e piattaforme televisive. Tuttavia, dal 2019, questa asimmetria è notevolmente peggiorata. Abbiamo condotto uno studio con Bertelsmann sull’evoluzione della concorrenza in Francia e Bertelsmann ha fatto lo stesso in Germania. Veniamo alle stesse conclusioni. E in atto un cambiamento nell’analisi del campo di gara e la precedente Fnac-Darty ci incoraggia a essere ottimisti».

L’Antitrust sembrerebbe contraria

Per l’Autorità Antitrust francese, però, il via libera non è così scontato. Per Isabelle de Silva, che ha lasciato il suo incarico lo scorso ottobre, «la fusione tra Tf1 e M6 porterebbe a notevoli quote di mercato pubblicitario, intorno al 70%, un’operazione mai vista nel settore audiovisivo francese dalla legge del 1986», ha ricordato a dicembre davanti alla commissione del Senato sulla concentrazione nei media. Sulla stessa posizione il successore, Benoît Caeuré, che questo mese al Senato ha dichiarato: «È un’operazione non scontata, se si considerano le potenziali quote di mercato del nuovo gruppo, soprattutto nel mercato pubblicitario. Ma ci sono altre considerazioni di cui tenere conto, che possono uscire solo dai test di mercato».
(Continua su ItaliaOggi)

 

(Nell’immagine i loghi di Tf1 e M6)