Pubblicato il 20/01/2022, 17:03 | Scritto da La Redazione

Radio Padania si leva la camicia verde e diventa Radio Libertà

Radio Padania si leva la camicia verde e diventa Radio Libertà
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Matteo Salvini abbatte l’ultima casamatta di Umberto Bossi. Nel nuovo logo, la R in azzurro cielo berlusconiano, un microfono rosso e la parola Libertà in bianco. Tutto visibile ai canali 740 e 252.

Se cade l’ultimo baluardo padano

Il Giornale, pagina 11, di Giannino Della Frattina.

E così se ne va anche uno degli ultimi brandelli del sogno secessionista della Lega di Umberto Bossi che aveva infiammato i suoi primi seguaci pronti a dar fuoco al Tricolore e ad alzare il muro anti terroni a Bologna. Perché dopo il pensionamento del Capo, la messa ai margini dei colonnelli, le epurazioni nei simboli e nelle liste dei candidati alle elezioni, ora tocca anche a un monumento del leghismo duro e puro come quella Radio Padania nata, da un’idea di Davide Caparini allora amministratore delegato di Editoriale Nord di Milano. E allora dopo 25 anni dall’inizio delle trasmissioni come voce dell’allora Lega Nord ed essere diventata Rpl, Radio Padania da oggi acquisirà la più neutra denominazione di Radio Libertà.

Via anche l’ormai rinnegato verde della tradizione e per la «R» della griffe ecco un azzurro cielo di memoria più berlusconiana che bossiana. E poi, orrore, un microfono rosso e la parola «libertà» in bianco a ricordare quella bandiera italiana tranquillamente sopravvissuta, e in ottima salute, agli assalti di un Carroccio evidentemente finito fuori strada. Ci mancava solo di chiamarla Azzurra libertà e la mutazione sarebbe stata completa. «A dirigerla sarà l’attuale direttore di Rpl Giulio Cainarca e sono confermati anche gli speaker». Poi venerdì, aggiunge il comunicato per tranquillizzare elettori e militanti, «in trasmissione ci sarà anche il segretario della Lega Matteo Salvini». Lui che di quella radio per lustri fucina di arrembanti e corrosivi politici e amministratori leghisti, era stato direttore. Come poi l’oggi vice ministro Alessandro Morelli e in principio il giornalista-politico Roberto Poletti. «Il nostro credo? Essere la voce di chi non è mainstream, perché per noi essere liberi vuol dire partecipare, come cantava Giorgio Gaber nel 1972», spiega il direttore.
(Continua su Il Giornale)

 

(Nell’immagine il logo di Radio Libertà)