Pubblicato il 02/12/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

Selvaggia Lucarelli: Ragionate sull’uso di ragazze avvenenti nei programmi sportivi

La prima molestia è l’uso che certo giornalismo fa delle belle ragazze

Domani, pagina 10, di Selvaggia Lucarelli.

Ora che l’attenzione per il caso Greta Beccaglia, l’inviata di Tv Toscana che è stata palpeggiata fuori da uno stadio, è lievemente calata, credo sia il caso di affrontare l’accaduto partendo da lontano. Magari lasciando il parcheggio di uno stadio popolato (anche) da incivili molestatori e tornando nello studio di quella tranquilla tv locale che ha sede a Campi Bisenzio, provincia di Firenze. Perché se è vero che Greta Beccaglia è stata molestata da un uomo e umiliata dal suo gesto schifoso, è altrettanto vero che dovrebbe finire un’epoca, ovvero quella delle donne umiliate da una frequente e degradante linea editoriale del giornalismo sportivo in questo paese, soprattutto nelle tv private, ma non solo.

Greta Beccaglia, nonostante sia stata definita “giornalista” da tutti i giornalisti e le testate del paese, nonostante si definisca così anche lei nella sua biografia, in realtà non è una giornalista Sia chiaro: chi scrive non ritiene il tesserino garanzia di talento e professionalità ma. di fatto, non stiamo parlando di una giornalista iscritta all’ordine e neppure di una professionista che lavora in questo campo da tempo (la stessa ventisettenne Beccaglia mi conferma di aver appena terminato i due anni per presentare domanda per il tesserino). Mi stupisce dunque l’immediata presa di posizione dell’ordine dei giornalisti della Toscana che rilascia strombazzanti comunicati pubblici offrendo assistenza legale a Greta Beccaglia e dichiarando che si costituirà parte civile, così da inaugurare una nuova moda: quella di proteggere un lavoratore che non appartiene al proprio ordine, mentre magari tanti giornalisti iscritti sono abbandonati a loro stessi, tra querele intimidatorie, aggressioni, minacce.

La scelta è sbagliata dall’inizio

Qui sta il problema: perché c’era Greta Beccaglia fuori da quello stadio dopo un derby e non un/una giornalista con esperienza adeguata alla situazione e al ruolo? Mancano forse giornalisti sportivi da inviare sul campo, in giornate magari più complesse di altre? Ve lo dico io: no. È dunque il caso di interrogarsi sulla realtà delle tv locali che sono lo spaccato più genuino di questo Paese in cui la donna forse non finisce più sui cartelloni pubblicitari abbinata a pneumatici o motociclette, ma è presente in quantità massiccia in programmi sportivi, in un’avvilente quota specifica che è, molto spesso, «bella ragazza allo sbaraglio». Che sia in studio o fuori da uno stadio non importa, l’importante è che il tifoso dell’immaginario fantozziano, tra un rutto e un insulto all’avversario, abbia anche una bella donna da guardare. Magari anche da deridere o da umiliare dopo una partita, anche perché una esperta ti rimette a posto, una con poca esperienza magari balbetta qualcosa e tanti saluti.

Girano da sempre gaffe virali di ragazze procaci e inesperte in tv locali e pure non locali che affiancano da copione conduttori uomini, spesso agé, i quali le interpellano con l’atteggiamento paternalistico di chi consente loro di leggere i risultati delle partite. o chissà, di dire qualcosa, ma in un mondo di maschi, in un mondo a cui puoi accedere quasi esclusivamente se sei “gnocca” o, perlomeno, se sei “anche gnocca”. Basta dare un’occhiata ai programmi sportivi nelle tv locali e non: è (quasi) tutto un pullulare di ragazze bellissime, chiaramente inesperte, talvolta imbarazzanti, messe lì sulla mensola alle spalle del conduttore come una coppa Italia.
(Continua su Domani)

 

(Nella foto Greta Beccaglia)