Pubblicato il 27/10/2021, 18:34 | Scritto da La Redazione
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Sanremo? Torna agli Anni Sessanta

Il Festival di Amadeus diventa internazionale

Il Messaggero, pagina 19, di Mattia Marzi.

I sovranisti se ne faranno una ragione. E anche chi, come Al Bano, ha già storto il naso: «Io Sanremo lo preferirei tutto “made in Italy”, compresi gli ospiti», ha commentato l’idolo italiano dell’Europa dell’Est, dopo aver appreso la notizia. Far parlare straniero il Festival della Canzone Italiana: sembra essere questa la mission di Amadeus per quello che sarà Sanremo 2022, all’insegna della ritrovata normalità e con il pubblico in sala grazie a vaccini e green pass. Il regolamento ufficiale della 72esima edizione della kermesse, in programma dall’1 al 5 febbraio, è stato svelato ieri.

24 i big in gara: 22 saranno scelti direttamente dal conduttore e direttore artistico (che torna al timone del Festival per il terzo anno consecutivo), mentre gli altri 2 saranno i vincitori di Samemo Giovani, la cui finale si svolgerà il 15 dicembre al Teatro del Casinò della città dei fiori e sarà trasmessa in prima serata su Rai1.

I precedenti

I nomi dei big in gara saranno annunciati proprio in quell’occasione: Ghali, Rkomi, Ariete, Blanco, Fast Animals and Slow Kids, Aka7even, Zen Circus, Renga, Masini sono tra i più quotati. Ma la vera novità riguarda l’intenzione di spalancare le porte dell’Ariston a «ospiti di conclamata fama internazionale», chiamati ad affiancare i big in gara la sera delle cover – che rispetto agli ultimi anni passa dal giovedì al venerdì – scelte tra le hit degli Anni ’60, ’70 e ’80 già omaggiate dallo stesso Amadeus con le due serate all’Arena di Verona recentemente trasmesse in prima serata su Rai1 (il format tornerà anche nel 2022).

Non solo: per l’occasione i cantanti potranno scegliere anche successi internazionali e cantarli in lingua straniera. Una piccola rivoluzione per ricominciare a sognare in grande, nell’anno in cui l’Italia torna a ospitare l’Eurovision Song Contest (non succedeva dal ’91). Negli Anni ’90 l’allora direttore artistico Adriano Aragozzini ebbe l’intuizione di affiancare ai cantanti in gara grandi ospiti internazionali, da Ray Charles (duettò con Toto Cutugno su Gli amori) a Dee Dee Bridgewater (cantò con i Pooh Uomini soli), passando da Grace Jones (con Renato Zero su Spalle al muro), recuperando una consuetudine festivaliera degli Anni ’60. Nel 2012 Morandi ripetè l’operazione proprio per la serata delle cover, chiedendo agli artisti di omaggiare canzoni italiane diventate successi internazionali: Brian May suonò con Irene Fornaciari (Who have nothing), la versione inglese di Uno dei tanti di Joe Sentieri, Patti Smith accompagnò i Marlene Kuntz in quella di Impressioni di settembre della Pfm, Sarah Jane Morris duettò con Noemi sulle note di To feel in love, versione inglese di Amarsi un po’ di Battisti-Mogol. All’Ariston arrivarono anche Shaggy, Al Jarreau, José Feliciano. E non per le solite passerelle promozionali apparecchiate dalle case discografiche. È a quegli esperimenti che ora guarda Amadeus. Un obiettivo ambizioso, il suo. Ma neanche troppo.
(Continua su Il Messaggero)

 

(Nella foto Amadeus)