Pubblicato il 15/10/2021, 15:05 | Scritto da La Redazione

Silenzio, parla Antonio Ricci: Siete tutti ipocriti

Silenzio, parla Antonio Ricci: Siete tutti ipocriti
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Pier Silvio Berlusconi? «Siamo su posizioni completamente opposte». In che senso? «C'è una differenza sostanziale tra ciò che teorizza e quello che manda in onda. Quando ci parli assieme dice che vuole una televisione non caciarona, diciamo un po' modello Toffanin. Poi guardi lo schermo e trovi dell'altro».

Antonio Ricci: «Io sono una bestia, ma voi siete ipocriti»

TPI – The Post Internazionale, pagina 34, di Riccardo Bocca.

Antonio Ricci è un provocatore seriale, un fabbricatore di televisione ad alto coefficiente di share, un nemico spiacevole se te lo ritrovi contro, ma anche un uomo leale e dolce se decide così. Un potente dei tempi post-post-moderni. Un vampiro attratto da ciò che stimola e stride con la sensibilità propria e altrui. Alla conferenza stampa per la nuova stagione di Striscia la notizia, la trentaquattresima su Canale5, ha lapidato a colpi di battute Massimo Boldi, reo di essersi accreditato come inventore del tg satirico. Poi ha virato sulla battaglia che ha combattuto e vinto con il Covid. Infine, è salito sulla barricata che gli sta più a cuore: quella opposta al politically correct.

«Mi offende nel profondo», ha detto. «Appartengo a un movimento religioso che prevede la satira e non potete andare contro ciò in cui credo». Una dichiarazione di guerra che merita di essere approfondita. Appuntamento dunque a Mediaset, Cologno Monzese, nel bunker di Striscia. Una palazzina con tetto a strisce rosse e bianche circensi dove ci diamo del tu come abbiamo sempre fatto. La scorciatoia per rovesciargli addosso domande su tv, politica e stroboscopiche mascalzonate che ha combinato nel tempo.

D’accordo, il politically correct è la cifra ipocrita di una stagione senza coraggio. Ciò detto è difficile immaginare qualcosa di più correct della coppia che hai scelto per la conduzione di Striscia in corso: Vanessa Incontrada, splendido scudo anti-polemiche come icona del body positive, e Alessandro Siani, maestro ammiccante del cinema di cassetta.
«Vero. Però così dev’essere: servono conduttori corretti per lanciare contenuti scorretti. Anche perché l’alternativa, nella mia mente perversa, sarebbe quella di coinvolgerli in un vortice di provocazioni efferate. Tipo fargli mangiare il cagnolino che scorrazza davanti alle telecamere. Non mi pare il caso».
Non buttarla sul grottesco. Ammettilo: sei un cinico sfruttatore del consenso pop. Basti pensare alla retorica della rubrica sui vip fatti e rifatti, o alla vetrina dei nuovi mostri. Hai persino dato spazio agli chef italiani, come se non ce ne fossero già abbastanza in video. Non è il tripudio del conformismo?
«Sono chef innovatori, ma in effetti può esserlo».
Come “può esserlo”? Ti arrendi così facilmente?
«Al contrario: rivendico fino in fondo le mie scelte. Da una parte ci sono i momenti pop di Striscia, e dall’altra servizi come quelli dove Vittorio Brumotti mostra cosa succede nelle piazze di spaccio».

A parte la solidarietà a Brumotti per il pestaggio subito di recente: non è anche questo un esercizio demagogico? II giorno dopo gli spacciatori tornano e tu hai portato a casa gli ascolti.
«È diverso. Noi non facciamo i poliziotti, ma documentiamo che a due passi dagli spacciatori ci sono le forze dell’ordine. Figure alle quali la gente chiede aiuto senza ottenere riscontri adeguati. So bene che dopo due ore dal passaggio di Brumotti i pusher riprendono a vendere, ma almeno denunciamo l’impotenza di coloro che dovrebbero intervenire e costringiamo ad agire. C’è da dire però che questa volta sono seguiti sequestri, arresti e operazioni massicce. Riappropriarsi del territorio è un’emergenza democratica».
Ti accusano di atteggiarti a tele-moralizzatore, ma di essere in realtà la foglia di fico di Mediaset.
«In altri tempi ero più fico che foglia. Di certo sono un battitore libero. Altrimenti nella prima puntata della nuova stagione non avremmo attaccato le inefficienze di Dazn, considerando che Publitalia raccoglie la sua pubblicità».
Qualcuno si è risentito?
«Certo. Da Publitalia mi hanno detto: “Ma insomma.. ma dai… sarebbe il caso di evitare…».
E tu?
«Ho risposto: “Ragazzi, io vado perla mia strada e voi per la vostra”. Della serie: noi creiamo problemi, voi risolveteli”. Parole che potrebbero piacere all’attore e imitatore Ubaldo Pantani. Ha dichiarato: “Il correct ti costringe a muoverti sui carboni ardenti, ma l’autocensura inconscia è ancora peggio».

Ti è capitato di arrenderti al diktat della correttezza?
«È successo con il caso della corrispondente dalla Cina Giovanna Botteri. Abbiamo fatto un servizio servile, politicamente correttissimo, per difenderla dagli haters che la criticavano per il suo aspetto in video. Ci siamo trovati in mezzo a una bufera perché è passata la fake news che l’avevamo attaccata».
II tuo è stato visto come un trucco: attaccare qualcuno facendo finta di volerlo difendere.
«Magari. Chi ci attaccava non aveva visto neppure il servizio. La Botteri era stata nel mirino di altri comici, anche di Rai3. A lei, il cui ultimo servizio significativo risale a trent’anni fa, faceva comodo il processo di beatificazione. Siamo stati sotto scacco per tutto il weekend. Per invertire la rotta ho contrattaccato con un altro servizio, stavolta scorrect. A quel punto Botteri ha chiamato Michelle Hunziker, che era in conduzione, e ha detto che non soltanto non ce l’aveva con noi, ma nemmeno aveva visto il primo filmato».
Riassumo: hai sparato con i cannoni di Striscia contro una giornalista dell’azienda concorrente. Vediamo se sei altrettanto scorrect con i vertici dell’azienda che ti paga: cosa rimproveri a Pier Silvio Berlusconi?
«Siamo su posizioni completamente opposte».
In che senso?
«C’è una differenza sostanziale tra ciò che teorizza e quello che manda in onda. Quando ci parli assieme dice che vuole una televisione non caciarona, diciamo un po’ modello Toffanin. Poi guardi lo schermo e trovi dell’altro. Ma non è questo il peggio. II peggio è che invece di spassarsela, di combinare casini da milionario qual è in quanto figlio di Silvio, resta qui, nella ridente Cologno Monzese, a lavorare una quantità assurda di ore. Glielo dico sempre: divertiti, Piersilvio, goditela, strafogati. Non spendere le tue energie a fare il padre di tuo padre».
Chissà il suo entusiasmo nell’ascoltarti.
«Si limita a dire “Ma no, ma no…».
(Continua su TPI – The Post Internazionale)

 

(Nella foto Antonio Ricci)