Pubblicato il 13/10/2021, 15:02 | Scritto da Andrea Amato
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Pierluigi Diaco e l’arte d’intervistare

Pierluigi Diaco e l’arte d’intervistare
Il giornalista il martedì in seconda serata su Rai2 conduce “Ti sento”, format d’interviste ben concepito e in cui finalmente si fanno le domande giuste e si pretendono anche le risposte.

Ti sento su Rai2 sempre al di sopra della media di rete in quella fascia

Intervistare è una vera e propria arte e non tutti hanno il talento adatto per praticarla. Non è solo una sequela di domande, bensì una partita a scacchi, dove lo scacco matto è emotivo. E in un’intervista si devono fare tutte le domande, soprattutto quelle giuste e soprattutto quelle a cui l’intervistato non vorrebbe rispondere. Mantenendo sempre il rispetto e la decenza, senza spiare dal buco di una serratura. Ma per arrivare a questo c’è un percorso da fare, in cui l’intervistatore deve trovare la chiave per aprire l’anima dell’intervistato. Una volta Maurizio Costanzo, che ha intervistato più o meno 40 mila persone, mi disse che bisogna trovare la “domanda chiave”, il passepartout, quella che apre tutte le serrature, anche le più complicate.

E chi da Costanzo ha studiato per anni è Pierluigi Diaco, che tutti i martedì in seconda serata conduce Ti sento, programma d’interviste in cui i suoni dettano la scaletta dell’intervista, mentre un bravissimo disegnatore, Andrea Camerini, compone un’opera d’arte in tempo reale, mettendo nero su bianco le suggestioni date dalle risposte dell’intervistato.

Nuovo format

Ieri Diaco ha incontrato Rocco Siffredi (3,4%, sempre al di sopra della media di rete in quella fascia), mentre nelle settimane precedenti sono passati dal suo studio Leonardo Spinazzola,  Lorella Cuccarini, Claudia Koll e Ornella Muti. Tutte da rivedere su RaiPlay, se ve le siete perse. Il conduttore di Ti sento spesso è accusato di essere, durante la stessa intervista, o troppo ruvido o troppo accondiscendente. Ma chi muove queste critiche è evidente che non conosce l’arte dell’intervistare, per l’appunto, o forse parla ottenebrato da un pregiudizio sulla persona che dura ormai da 25 anni.

Le cose che si contestano a Diaco sono invece gli elementi fondanti di una buona intervista: il primo atteggiamento serve per trovare la “chiave”, mentre la ruvidezza è necessaria per fare le domande giuste e soprattutto per ottenere le risposte. Il problema è che in Italia si fanno troppe interviste che in realtà sono comizi senza contraddittorio, oppure gag in stile Giochi senza Frontiere, e quindi, ormai, ci stupiamo quando ne ascoltiamo una vera.

 

@AndreaAAmato

 

(Nella foto, da sinistra, Pierluigi Diaco e Rocco Siffredi)