Pubblicato il 12/10/2021, 19:04 | Scritto da La Redazione
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Ti piace il Liga? Eccotene 5 ore

Una vita da Liga

La Stampa, pagina 32, di Luca Dondoni.

Voglio smentire subito uno degli aggettivi che mi hanno appioppato nel corso degli anni: riservato. Ma come, nelle mie canzoni ho praticamente tirato fuori tutto del mio intimo e sarei riservato»? Luciano Ligabue si racconta, a volte con rivelazioni inaspettate e lo fa in Ligabue – È andata così, una docuserie che i suoi fan non vorranno perdere. In sette capitoli composti da tre episodi ciascuno da 15 minuti, si ripercorrono trent’anni di carriera di uno dei rocker più importanti del nostro Paese.

Immagini inedite, un’intervista a cuore aperto dove nella quinta puntata, forse la più intima, «parlo delle mie crisi professionali: la prima risale al terzo album, quando dopo una partenza fulminante il pubblico miracolosamente accumulato negli anni precedenti sembrava sparito; la seconda volta non riuscivo a gestire la popolarità e per uscirne ho dovuto fare un album, Miss Mondo, dove cantavo le parti oscure del successo e il fatto che ci si possa sentire a disagio fino a volersi ritirare. Era giusto che testimoniassi questa cosa anche per togliermela di dosso. L’ultima crisi è legata a Made in Italy, un concept album diventato un film e dove mi ritrovo a dar voce a un’altra persona, Rico, cosa che non avevo mai fatto; guarda caso mi sono ritrovato a perdere la mia stessa voce perché durante il tour di Made in Italy ho avuto un polipo alle corde vocali che mi ha fatto spostare di sei mesi i concerti che stavo facendo, con la sensazione che la mia voce non sarebbe stata più quella di prima. Tutte cose passate ma, quando ci sei in mezzo, fai fatica a essere leggero sull’argomento».

Il dialogo con Stefano Accorsi

Ci sono tante storie che scavano nel profondo, il rapporto col pubblico, la consacrazione, i film da regista e poi gli inciampi e i grandi successi. Le prime tre puntate sono disponibili dalla mezzanotte di ieri su RaiPlay con la voce narrante di Stefano Accorsi (l’alter ego di Luciano in Radio Freccia, Da Zero a Dieci e nell’ultimo Made in Italy). «Con Stefano c’è un’amicizia di vecchia data, sa cazzeggiare e mi piaceva ci fosse una parte più sdrammatizzante; lui fa il complice più che l’intervistatore, ho potuto confidarmi come con un amico e di tanto in tanto abbiamo un po’ sbracato».

«A un progetto notevole – sottolinea Accorsi – proprio dal punto di vista dell’ambizione, raccontare in 5 ore il percorso di Luciano è sorprendente. Racconta anche i momenti meno semplici, che tendenzialmente non si raccontano tanto. Con Luciano si ride – dice ancora l’attore -, si parla di un sacco di cose, non ci si annoia mai, lui ha il suo punto di vista e dietro c’è sempre un pensiero, questa è una cosa rara e preziosa». Pochi mesi prima dell’esplosione della pandemia Liga aveva presentato la nuova RCF Arena Campovolo di Reggio Emilia dove, nel 2020, avrebbe celebrato i 30 anni di carriera. Non se ne fece nulla e per lui è stato un pugno nello stomaco: «Il palco per me è una forma di dipendenza, vengo da un’astinenza lunghissima. Guardo a giugno del 2022 come un obiettivo che merito, e che merita chi ha conservato il biglietto per due anni. Per tenere duro e non deprimermi la mia stella polare è stata una sola: avere la gente di fronte, uno spettacolo personale migliore di quello che offro io a loro».

(Continua su La Stampa)

 

(Nella foto Ligabue)