Pubblicato il 07/10/2021, 11:34 | Scritto da La Redazione

Dazn, ci sarebbero 8 milioni di spettatori fantasma

Dazn, ci sarebbero 8 milioni di spettatori fantasma
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: secondo i calcoli de “Il Fatto Quotidiano”, dall’inizio del campionato l’OTT avrebbe gonfiato del 50% i dati d’ascolto delle partite, rispetto ai calcoli dell’ente certificato Auditel.

Calcio, i “tifosi fantasma” di Dazn. Gli ascolti tv gonfiati fino al 50%

Il Fatto Quotidiano, pagina 19, di Lorenzo Vendemiale.

Scriveva il futurista Marinetti che «il progresso ha sempre ragione, anche quando ha torto». E sicuramente alla fine ce l’avrà pure Dazn, perché il futuro del pallone è in streaming, inutile rimpiangere il passato. Per il momento però è davvero difficile dargliela. Non bastavano i guai di trasmissione che torturano i tifosi. Il problema non è nemmeno più chi vede bene la Serie A, ma chi la vede in assoluto. Tanti o pochi, quasi un mistero. Secondo i dati analizzati dal Fatto Quotidiano, dall’inizio del campionato ci sono quasi 8 milioni di spettatori “fantasma”: esistono per Dazn, che gli ascolti se li calcola da sola, ma non per Auditel, ente certificato che li rileva da 30 anni. Una media del 50% in più a giornata. La differenza fra una Serie A ancora seguita, apprezzata, tifata, e un calcio italiano abbandonato pure dai suoi fan, che viene guardato di meno, e quindi ha meno valore.

Gli ascolti nel pallone valgono milioni: la legge dice che una parte dei ricavi da diritti tv (l’8%, circa 100 milioni l’anno) va assegnata ai club sulla base della “audience certificata”. Su questi numeri non si scherza. Il problema è che Dazn è un’app, pensata anche per smartphone, tablet, pc. C’è una fetta di appassionati che guarderà il calcio in modo più moderno (almeno il 30%, secondo le statistiche): una rivoluzione che sconvolge pure gli ascolti. Ogni giornata Dazn li rileva con la società privata Nielsen. Una scelta dovuta al nuovo mercato digitale, su cui non ci sono grandi precedenti di misurazione: Auditel potrebbe farlo, ma Dazn ha preferito fare da sola.

Dove spuntano questi fantasmi

Fino a oggi i dubbi si sono concentrati proprio su questi spettatori “digitali”, con cui l’audience di Dazn raggiunge quella passata di Sky. Ma in realtà il problema riguarda l’altra fetta, quella tradizionale tv. È qui l’inghippo: gli ascolti comunicati da Dazn sono clamorosamente diversi, e più alti, di quelli di Auditel. Troppo, per non destare sospetti. Per Juventus-Milan, Dazn ha contato 1,6 milioni di spettatori tv, ma per Auditel erano solo 1,1. Per Lazio-Roma, si passa da 1,2 milioni ad appena 765mila. Domenica, Atalanta-Milan ha fatto 1,2 milioni o nemmeno 800mila?

Mezzo milione in più o in meno trasforma un grande evento televisivo in un flop. E dall’inizio del campionato non c’è una sola partita in cui il dato di Dazn non sia più alto di quello di Auditel. La discrepanza media è del 50%, il record alla seconda giornata: Fiorentina-Torino, addirittura +118%.

La difesa di Dazn

Una spiegazione ci dev’essere. Per Dazn, si tratta solo di metodologie diverse: loro rilevano le tv connesse e poi moltiplicano per un coefficiente di “ospitalità” (le persone che guardano insieme il match). Mentre Auditel si basa su un campione di 16 mila famiglie perfettamente rappresentativo del Paese. Il punto, però, non è quale dei due sistemi sia migliore, ma che Auditel è un ente indipendente, riconosciuto da tutti. Non da Dazn. È la logica della “disruption” di queste nuove aziende digitali, come Netflix, Amazon: trasformare il business finanche cambiando le regole del gioco.

Però gli ascolti delle partite di Serie A sono sempre stati misurati con quel metodo. Se lo applicassimo al campionato in corso, ci accorgeremmo che mancano all’appello 8 milioni di spettatori in termini di audience cumulata. E che tutti i big match hanno registrato ascolti più bassi della scorsa stagione. Ma quanti tifosi ha davvero la Serie A è una domanda a cui non conviene rispondere quasi a nessuno. La Lega calcio potrebbe scoprire che il campionato viene guardato sempre meno. Dazn, che non ha mai voluto comunicare i suoi abbonati (non decollano, come quelli di TimVision), ha buon gioco a mischiare le carte, e non è l’unica.
(Continua su Il Fatto Quotidiano)

 

(Nella foto Veronica Diquattro, Ad di Dazn Italia)