Pubblicato il 30/09/2021, 17:04 | Scritto da La Redazione
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La Grande Guerra della Smart TV

La Grande Guerra della Smart TV
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: broadcaster tradizionali. Nuovi player come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+. Produttori di apparecchi televisivi. La prima battaglia è per avere un posto di rilievo sui nuovi telecomandi a icone e sulla schermata iniziale del televisore, quella che compare quando lo si accende. Ma perfino i tasti dall’1 al 9 sono in ballo. Ecco perché.

Il risiko anche sul ricevitore tv

ItaliaOggi, pagina 18, di Andrea Secchi.

Il risiko è cominciato. Basta prendere un qualsiasi telecomando di pochi anni fa e uno di quelli nuovi: nel primo si trovano numeri, comandi volume, tasti funzione e poco più. Da qualche anno sono comparsi anche i tasti di Netflix, Prime Video, Rakuten Tv, Disney+ e altri. Già questo dovrebbe far riflettere: mai visto un telecomando con i tasti di Rai1, Canale5 o La7? Fotografia di un mercato profondamente cambiato, della gara ad accaparrarsi l’attenzione e il tempo dello spettatore. Ma il telecomando è solo la parte superficiale. Anzi, alcuni produttori i tasti dal telecomando li hanno fatti sparire quasi tutti, visto che per comandare l’apparecchio basta un gesto o la voce. Il vero terreno di confronto sono le schermate del televisore acceso, ciò che compare dall’accensione in poi.

Perché in un mondo dove la regola sono le smart tv, accendere e vedere subito il digitale terrestre come in passato non è ormai così scontato. In questo periodo i broadcaster italiani si stanno confrontando anche su questo. Ora che il governo deve recepire la direttiva Servizi media audiovisivi e quindi rivedere l’intero testo unico della radiotelevisione, il tema è da affrontare. E infatti nell’audizione di martedì davanti alle commissioni cultura e trasporti della camera (che devono dare un parere al governo sul recepimento della direttiva) sia Mediaset che Rai si sono espresse sull’argomento. Lo stesso farà Confindustria Rtv, che già aveva detto la sua al Senato, mentre a dar man forte alla posizione dei gruppi televisivi è il parere inviato al governo dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sempre sul recepimento della direttiva, che sostiene l’opportunità di regolamentare questo aspetto.

La posizione di Mediaset

I rappresentanti di Mediaset hanno spiegato alle commissioni riunite che l’evoluzione del quadro competitivo ha portato a una sovrabbondanza di soggetti stranieri, un’insidia per il mercato tradizionale dei broadcaster che potrebbero veder sparire la propria posizione sul telecomando o comunque che questa diventi molto residuale. Eppure, la posizione dei broadcaster rappresenta «valori fondamentali come un’informazione qualificata, verificata e professionale, cultura, produzione identitaria, occupazione garantita».

Mediaset sostiene che la possibilità dell’utente di riconoscere e individuare facilmente i suoi contenuti sul telecomando rischia di essere guidata dai produttori di apparecchi di ricezione, dalle società di telecomunicazioni, dalle società Internet. I vari Netflix, Prime Video, Disney citati prima sono infatti solo una parte degli avversari di questo risiko. Il vero tema sono le piattaforme che girano sui televisori. I maggiori produttori hanno propri sistemi operativi, da Samsung a Lg. Altri usano Google Tv, mentre Amazon ha già lanciato la propria linea di smart tv e Sky sta correndo ai ripari con una decisione simile.
(Continua su ItaliaOggi)

 

(Nella foto una Smart Tv)

 

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