Pubblicato il 23/09/2021, 15:03 | Scritto da La Redazione
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Valzer di milioni tra Rai e Mediaset. E alla fine tutti accontentati

Valzer di milioni tra Rai e Mediaset. E alla fine tutti accontentati
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: il Governo obbligherà il servizio pubblico a redistribuire il carico pubblicitario tra tutte le reti, anziché concentrarlo, come ora, su Rai1. E alzerà il peso degli spot sulle Tv commerciali dal 18 al 20 per cento. Il Biscione ne ricaverà 80 milioni, viale Mazzini ne perderà altrettanti. Ma poi li recupererà con una modifica al canone.

Rai vs Mediaset? Giorgetti e il Pd si coccolano il Cav.

Il Foglio, pagina 1, di Valerio Valentini.

Al Mise se la ridono un poco sotto i baffi, divertendosi a sottolineare l’aporia: che insomma, per una volta che è la Lega ad allinearsi all’ortodossia europea, anche qui ci si vuole vedere del marcio? E in effetti, a rigore, Giancarlo Giorgetti non ha torto. Perché lo schema di decreto legislativo che a inizio agosto ha trasmesso al Senato recepisce la direttiva europea 1808 del 2018. E però, siccome quelle disposizioni legislative «concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi», e insomma ridefinisce le regole della concorrenza tra la Rai e i suoi concorrenti privati, e cioè tra la Rai e Mediaset, ecco che basta poco ad alimentare i sospetti politici.

«Favoritismi nei confronti di Berlusconi? Presto per dirlo. Di certo, nelle audizioni finora svolte, i dubbi e le perplessità di molti esperti del settore ci impongono di tenere le antenne ben dritte», mette in guardia allora Gabriella Di Girolamo, capogruppo del M5s in quella commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama che entro il 18 ottobre è chiamata a esprimere un parere sul decreto legislativo. Perché poi il riflesso condizionato è sempre quello: quello, cioè, di considerare che quando si debba fare accordi col Cav., accordi veri, è sempre degli affari di famiglia, del Biscione, insomma della roba, che si finisce a parlare. E forse allora è un sintomo della ancora imprescindibile centralità di Berlusconi nei passaggi più decisivi del gioco politico, il fatto che anche il Pd, stavolta, potrebbe rinunciare ad alzare le barricate.

In ballo la pubblicità

Perché, se è vero com’è vero che a Giorgetti interessa eccome coccolare il Cav., pensando non solo alla costruzione di quel “partito unico” su cui ancora gravano troppe incognite, ma anche alle buone parole che il leader di FI può spendere in Europa per agevolare il dialogo della Lega col Ppe, è pur vero che al Pd, specie all’ala riformista del partito, conviene evitare qualsiasi frizione con Arcore, in vista della sfida per il Quirinale e nell’auspicio mai del tutto rinnegato di quella possibile alleanza “Ursula” che lascerebbe il Carroccio fuori dal perimetro di governo. E allora eccolo, la faccia sorniona di Andrea Marcucci, uno che spesso anticipa i tempi anche a costo di risultare intempestivo, che predica pragmatismo: «Spero solo che la televisione non ridiventi nuovamente un terreno di scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani. Si discuta piuttosto nel merito», dice il senatore dem.

Il merito, appunto. Il merito sono gli introiti pubblicitari. Quelli che la Rai si vedrebbe decurtati in base al nuovo provvedimento, con un ammanco nel bilancio che s’aggirerebbe, secondo le stime di viale Mazzini, tra i 60 e gli 80 milioni. Il motivo, al netto dei tecnicismi, è presto detto: la nuova legge vieterebbe all’azienda di concentrare gli spot, come di fatto accade oggi, negli orari più affollati, come la prima serata, e sulle reti più viste, e in particolare Rai1. Dovendo distribuire in modo più omogeneo, sia tra i canali, sia nelle fasce orarie, quel 6 per cento di tempo destinato alla pubblicità, nelle casse entrerebbero meno soldi. Il tutto, mentre il tetto degli spazi pubblicitari per le reti private in chiaro verrebbe contestualmente alzato dal 18 attuale al 20 per cento orario. Eccolo, insomma, lo spettro del regalo a Berlusconi? Chissà.
(Continua su Il Foglio)