Pubblicato il 12/08/2021, 12:35 | Scritto da La Redazione
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Rai: Fuortes annuncia la sua rivoluzione. Ce la farà?

Via Rai1, Rai2 e Rai3 la rivoluzione Fuortes

Il Messaggero, pagina 11, di Mario Ajello.

Nessuna assunzione esterna (anche se a ottobre scadono le poltrone di direttore di Tg1 e Tg2). Scivoli per pensionare. Razionalizzare, accorpare e in certi casi chiudere le 12 reti esistenti alcune sconosciute, altre inutili o superflue, tutte economicamente più o meno pesanti. No licenziamenti, ma tagli sì, e non pochi senza però gravare sul prodotto e sul buon funzionamento aziendale. C’è questo e molto altro nella rivoluzione Rai, targata Carlo Fuortes, amministratore delegato «suadente, ma duro» lo definiscono a Viale Mazzini, il primo a usare in Rai, grazie allo scudo robusto di Draghi, i poteri che i suoi recenti predecessori non avevano la forza di azionare per paura di dispiacere ai partiti. Ma tutti sanno in Rai, chi tifa per l’ad lui e chi contro, che se rivoluzione riuscirà a essere va fatta in tempi brevi.

Da qui a gennaio. Perché poi, dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato magari si andrà a votare e cambia tutto o comunque la politica in occasione della scelta del nuovo presidente della Repubblica potrebbe riprendere in mano quel pallino del comando generale, e la Rai è un grande pezzo del tutto, e impedire ciò che ha sempre impedito: la trasformazione del carrozzone televisivo in una vera azienda gestita con criteri aziendali, che produce e che fattura.

Disboscare

E invece al momento la Rai non solo stenta a fare servizio pubblico, pur succhiando tanti soldi (quasi 2 miliardi all’anno di canone più la pubblicità), ma si presenta come un organismo diseconomico che riesce a permettersi – solo per fare un esempio, a proposito della foresta infinita di reti e testate con super-direttori, direttori, vicedirettori – l’esistenza di un reperto come Televideo o di RaiSanMarino con poltrona di comando ambitissima in quanto risultante all’estero con tutte le prebende e i benefit che questo comporta per informare su un paesino-Stato dove accade poco.

Ma come ha detto Fuortes ai direttori di Mamma Rai, e non lo nasconde a nessuno: «Il buco di bilancio per quest’anno è di 57 milioni. Ma con i debiti pregressi il deficit è di 300 milioni di euro. Una situazione da libri in tribunale». Dunque, tutti insieme a cambiare tutto. E anche in fretta. Il cuore della rivoluzione sarà un cuore relativamente antico.

Strategia

Parlando con i dirigenti tra Viale Mazzini e Saxa Rubra, l’ad non ha nascosto la sua intenzione: quella del restyling del Piano industriale del suo predecessore, Salini, votata dal Cda di allora. «Quel piano ha molto di buono – va spiegando Fuortes ai suoi interlocutori – e lo riprendiamo». Potrebbe essere varato entro dicembre. E funziona così: al posto di Rai1, Rai2, Rai3 e delle altre, ecco nove Direzioni di genere, i cui direttori oltretutto sono già stati nominati, che ottimizzano (il risparmio è stimato in partenza 40 milioni all’anno) e realizzano prodotti da distribuire nei vari canali.
(Continua su Il Messaggero)

 

(Nella foto Carlo Fuortes)