Pubblicato il 22/07/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione

Cristiano Malgioglio: Mi presentai da un discografico in minigonna

Tutti me miran, perché la mia vita è meravigliosa

Il Tempo, pagina 20, di Francesco Fredella.

Io guardano e lo imitano. Da sempre. Perché Cristiano Malgioglio è unico, incontenibile, sorprendente. Moderno. Va controcorrente da sempre anticipando i tempi e le mode. Ma adesso cavalca l’ennesimo successo con il suo ultimo brano, il quinto di fila d’estate, che s’intitola: Tutti me miran, ovvero «tutti mi guardano». Una canzone che lancia un messaggio molto forte contro qualsiasi forma di discriminazione. «Per la prima volta nel videoclip mi vedete senza occhiali da sole, voglio far vedere il mio volto alla gente. Mostrando la mia forza», racconta Malgioglio.

Com’è nato questo brano?
«È nato all’improvviso. Ho ascoltato un brano di Gloria Trevi e mi è venuta l’idea di una canzone, tra l’italiano e lo spagnolo, che raccontasse la storia di un uomo che – guardandosi allo specchio – volesse cambiare la sua vita. Tacco, abito di seta: un uomo che esce per strada e tutti lo guardano senza alcun tipo di discriminazione».
Questo video è un vero capolavoro perché nulla è lasciato al caso.
«Sono arrivati i complimenti da Pedro Almodovar e Ferzan Ozptek, che mi ha mandato un messaggio bellissimo».
E pensi che possa chiamarti per un film?
«I sogni non finisco mai. Non li ho ancora tutti esauriti».
Cosa vorresti fare con lui?
«Magari un molo legato ad una vedette del Burlesche. Sarebbe elegante, curioso. Verrebbero in tanti a vedermi».

Tutti me miran è il tuo quinto successo musicale di fila. Ma c’è un segreto?
«Nessuno. La genuinità e le cose che mi piace fare. Devo questo successo al presidente di RTL102.5 Lorenzo Suraci, che non è solo un editore ma è il massimo esperto di musica. Ha un fiuto eccezionale. Lui mi ha detto che non voleva la canzone che si brucia in pochi mesi estivi, ma voleva un brano che restasse. E ho seguito il suo consiglio».
Combatti da sempre la discriminazione, hai mai avuto paura?
«No. Mai. Forse all’inizio della mia carriera c’è stato qualche direttore che mi ha chiuso le porte. Il motivo? Arrivavo vestito con i pantaloni a zampa d’elefante e le scarpe con le zeppe. Un discografico a Milano (di cui non vi dico il nome) mi disse che serviva la giacca e cravatta per produrre un disco».
E tu?
«Gli chiesi un altro appuntamento. Misi un impermeabile, scarpe con il tacco. Entrai nella casa di produzione e arrivai nell’ufficio di questo mega direttore, tutto preso dal lavoro. Mi vide e tolsi l’impermeabile restando in minigonna. Gli dissi: “Non osare sfidarmi”. Lui disse: “Hai avuto coraggio, il disco te lo farò fare”».
(Continua su Il Tempo)

 

(Nella foto Cristiano Malgioglio)