Pubblicato il 05/07/2021, 14:35 | Scritto da La Redazione
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Sono Flavio Insinna, non Corrado. Niente paragoni, please

Sono Flavio Insinna, non Corrado. Niente paragoni, please
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: «Vedevo “Il pranzo è servito” da ragazzino tornando da scuola, la musichetta già nella tromba delle scale, mai avrei immaginato di arrivare a farlo», dice il conduttore.

Flavio Insinna: «No ai confronti, prego»

Corriere della sera, pagina 34, di Renato Franco.

«Il confronto non c’è. È come un calciatore con Pelé: giochi anche tu a pallone, fai lo stesso sport, con la stessa palla e le stesse regole, ma non sono pazzo, non c’è nessuna presunzione di confronto». Flavio Insinna ritrova sulla sua strada Corrado. Era già successo con La corrida, succede dieci anni dopo con Il pranzo è servito (Rai1, da lunedì a venerdì, ore 14).

Non si possono fare confronti?
«Se pensi al confronto non ci vai, è un brivido, una grande paura. Vedevo Il pranzo è servito da ragazzino tornando da scuola, la musichetta già nella tromba delle scale, mai avrei immaginato di arrivare a farlo. Ma il confronto no. Vale anche per la fiction. Ho interpretato don Bosco, don Pietro Pappagallo ucciso alle Fosse Ardeatine, lo sai che sei inadeguato come uomo e come attore. Ho avuto dei grandi maestri, Proietti, Frassica, Abatantuono che il mestiere me l’hanno spiegato bene: nessuno si deve sentire indispensabile. Dico sempre: ricordatevi che De Niro al provino del primo Padrino non fu preso, e il film non è venuto brutto. Conosco i miei limiti, difetti, le cose da migliorare».
In cosa deve migliorare?
«Alle volte uno pensa di dover aggiungere, invece c’è da sottrarre. Io ho il pudore di fare un mestiere da artigiano, la parola artista non è per me: se artista è associato a Picasso, io non posso stare nella stessa frase. E non è finta modestia. È consapevolezza. Un giorno in montagna: mattina presto, ero in funivia, io e un altro ragazzo, vestito tutto rattoppato. Usciamo dalla cabina e scompare nelle neve come un delfino nell’acqua, un suono di sci mai sentito nella mia vita. Era il campione del mondo Marc Girardelli. Noi umani scendiamo, quelli sciano; è un’altra cosa. A volte per entusiasmo si esagera, come quando vai a una festa e porti le pastarelle, il vino, magari pure il limoncello e i fiori. Bisogna levare quell’eccesso che non serve. A volte fai di più perché pensi di non aver portato abbastanza pastarelle».

Vive il mestiere con ansia?
«Vittorio Gassman, un monumento, era terrorizzato di fare quel passo lì, per entrare in scena, dal buio al palco. Poi si accendeva e diventava lui. Ma se il mestiere lo senti, non ti abitui mai, è sempre un debutto, si riparte ogni giorno da zero a zero perché non hai fatto niente, è questo l’insegnamento del teatro. Quell’ansia lì c’è sempre, poi cerchi di tramutarla in forza, ma non sarà mai una passeggiata. L’ansia, tanta, ci sarà sempre. Ho un entusiasmo intatto dentro di me, sono ancora quasi incredulo. Io non mi approccio mai da addetto ai lavori. A Proietti, ho studiato con lui, non sono mai riuscito a dire ciao Gigi».
(Continua su Corriere della sera)

 

(Nella foto Flavio Insinna)