Pubblicato il 25/06/2021, 19:03 | Scritto da La Redazione

Stefano Accorsi: Che stress scappare in Celebrity Hunted

Stefano Accorsi: Che stress scappare in Celebrity Hunted
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’attore è uno dei protagonisti della seconda stagione del programma di Amazon Prime Video. Ecco come si è trovato a vivere in fuga e braccato.

Stefano Accorsi: «Fuggo dalla celebrità, ma solo per un po’»

La Gazzetta dello Sport, pagina 45, di Francesco Rizzo.

Un attore in cerca di anonimato. Non fugge dai fan o dai critici ma da investigatori che lo braccano, su e giù per l’Italia, per un paio di settimane. Fra reality, videogioco e ironia, è il format di Celebrity Hunted (da oggi su Prime Video le puntate finali) e, tra protagonisti, c’è Stefano Accorsi. Ma allora si affaccia il dubbio: per chi fa cinema non essere riconosciuti è sogno o incubo? «Mastroianni diceva che un attore è uno che sogna di essere amato e, quando diventa famoso, si infila un paio di occhiali per non essere notato – replica Accorsi -. Il successo non è mai come ce lo immaginiamo: la sala piena e il dialogo con il pubblico fanno piacere, ma l’attore vive osservando, indossa vite altrui ed essere notati è quasi un controsenso. Al tempo stesso, se poi non succede, scatta la paura».

Trucchi per non farsi riconoscere?
«In Celebrity Hunted la mascherina è stata d’aiuto. E poi ho condiviso il percorso con molti amici anche se vivevo sempre all’erta. Ciò che rende il programma un mix tra divertimento e thriller credo sia vedere personaggi pubblici sottoposti allo stress di una fuga, ma nei panni di loro stessi».
Accorsi che interpreta Accorsi, diciamo.
«Ho cominciato a recitare in cerca delle emozioni che nascono dalle storie. E forse dall’idea di vivere più vite: questo è un mestiere-gioco che permette di esplorare stati d’animo e scoprire l’altro da te. Viene fuori anche da Album, il libro che ho scritto con Malcom Pagani, un bilancio di 30 anni di carriera che è diventato un dietro le quinte di questo lavoro».
Scrivere come psicanalisi: non Io si diceva del recitare?
«La psicanalisi mi ha aiutato molto, ma recitare non scioglie i nodi: torni a casa e i problemi sono sempre lì. Sono stato nove anni in Francia e qui ero visto come uno di successo, ma in quel periodo, in Italia, ho fatto tre film. Insomma, le apparenze ingannano: dietro i festival, i film, la tv, ci sono alti, bassi, imprevisti, giudizi. E fra i miei 50 anni di vita e 30 di carriera, sono i 50 a pesare di più. E poi recitare magari insegna, la vita forma».
(Continua su La Gazzetta dello Sport)

 

(Nella foto Stefano Accorsi)