Pubblicato il 24/06/2021, 17:31 | Scritto da La Redazione

Giornalista de La vita in diretta ritrova il bambino del Mugello e si commuove

Giuseppe Di Tommaso: «Sono sceso dall’auto per un malore e ho sentito quella vocina»

Corriere della sera, pagina 20, di Simone Innocenti.

Dice che «questa è la cosa più bella che possa capitare a una persona: ridare il figlio a una madre». È commosso Giuseppe Di Tommaso, giornalista de La vita in diretta che ieri ha ritrovato il piccolo Nicola. «Ho pensato che chi, come me, fa il cronista deve necessariamente avere un atteggiamento distaccato -spiega -, ma quello che mi è successo è un piccolo miracolo». Che cosa è successo è lui stesso a raccontarlo: «Ero partito molto presto per Palazzuolo sul Senio. È un periodo strano per me, perché ho avuto un’operazione molto difficile che rischiava di paralizzarmi la bocca e la faccia: un problema per chi fa questo mestiere». Premessa necessaria per capire quello che poi è accaduto: «Ero in auto con la troupe e a un certo punto, non so bene perché, ho sentito l’esigenza di fermarmi. Non mi sentivo bene. Ho detto ai cameramen di proseguire e di avvantaggiarsi con le riprese: io sarei salito a piedi».

Di Tommaso inizia a camminare, lo fa per neppure due minuti. «Nella mia testa mi dicevo che dovevo respirare. L’ho ripetuto anche ad alta voce: non so davvero come mai ho fatto così – continua l’inviato di Rai1 -. Poi ho sentito una voce che diceva “mamma”. Non credevo alle mie orecchie. Poi ancora quella voce». A quel punto l’unica cosa sensata da fare era chiamare i colleghi per avvertirli di quanto stava accadendo. «Ma in quella zona il cellulare non prendeva. Allora mi sono messo a correre e appena ho trovato campo ho richiamato – racconta -. I miei operatori mi hanno detto che proprio in quel momento stavano scendendo due carabinieri». I secondi sembrano non passare. «Sono sceso nella scarpata che era molto ripida, ho sentito il rumore di una macchina in lontananza. Erano loro. Li ho fermati, li ho avvisati che avevo sentito un lamento ed ero sicuro si trattasse di Nicola perché chiamava mamma. All’inizio erano scettici, hanno pensato che potesse essere un animale, un capriolo: anche io avrei avuto lo stesso atteggiamento. Ma ho insistito perché ero sicuro, e li ho pregati di scendere a vedere. Uno dei due (il luogotenente Danilo Ciccarelli, ndr) è sceso insieme con me. Poi ancora quella voce: a quel punto il carabiniere è entrato dentro un rovo ed è uscito fuori con il bambino».
(Continua su Corriere della sera)

 

(Nella foto il piccolo Nicola)