Pubblicato il 22/06/2021, 11:34 | Scritto da La Redazione

Nomine Rai: Draghi esclude “figli di” e parenti illustri

Nomine Rai: Draghi esclude “figli di” e parenti illustri
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: entro il 12 luglio il nuovo Consiglio d’amministrazione della tv di Stato dovrà riunirsi. Entro quella data avremo i vertici espressi dal Governo.

L’identikit dei nuovi vertici Rai secondo Draghi: niente politica

Il Foglio, pagina 4, di Carmelo Caruso.

La domanda è già lo sbaglio. Quella che tutti fanno: «Qual è la Rai che ha in mente Mario Draghi?». Quella che nessuno formula: «La Rai è davvero pronta per Draghi?». E sarebbe dunque il caso di finirla con il dire che si è perso tempo, con l’idea che il premier non voglia sporcarsi le mani con la televisione di Stato. Se finora si è atteso la ragione è semplice: non si può indicare un ad di un cda (e il suo presidente) se a mancare è il cda. Prima vengono i partiti e poi il Governo. Funziona così: devono essere Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati a calendarizzare l’elezione dei nuovi consiglieri Rai. Quattro li indica il parlamento, uno lo suggerisce il “partito Rai”, vale a dire i dipendenti, mentre gli ultimi due (presidente e ad) li indica il Mef, e significa l’esecutivo. Solo mercoledì prossimo 30 giugno (quando si stabilirà il calendario dei lavori d’aula) si conoscerà la “data della data”, il momento del “fuori i nomi”.

I consiglieri sicuri sarebbero loro: Igor De Biasio (quota Lega), Giampaolo Rossi (è la quota opposizione FdI e per prassi non può non esserci), Francesca Bria (quota Pd). È una fase che dovrà esaurirsi prima del 12 luglio, giorno in cui è convocata la (seconda) assemblea dei soci di questa “televisione grattacapo”. Perché tutto questo preambolo? Per dire che Draghi ha un’idea su cosa è meglio per la Rai, per spiegare che esiste un identikit, l’amministratore tipo, il presidente tipo e che la ricerca è una ricerca esatta. C’è la volontà di individuare sicuramente una figura esterna a viale Mazzini per quanto riguarda l’ad. Ma c’è una bellissima novità che è anche la qualità gradimento, il “senza dubbio è meglio”. Non è altro che un green pass di indipendenza, l’assoluta distanza identitaria, la magnifica assenza nel proprio curriculum, di “onorevoli parenti”, di “gloriosi zii, nonni e padri”. È il contrario di ciò che in Rai è sempre accaduto. È il rovescio dell’onomastica.

I nomi caldi

È la ragione che porta a escludere dalla corsa una valida professionista come Tinny Andreatta e che fa salire le ambizioni di Laura Cioli, Monica Mondardini, Raffaele Agrusti. Sono professionisti nella lista dei cacciatori di teste così come Andrea Castellari, già ad del gruppo ViacomCbs. E sono professionisti che valgono ben più dei 240 mila euro di stipendio, il tetto populismo della Rai, la soffitta stretta che allontana i bravi. Perfino chi li sta valutando, e che conosce il mercato, dice: «Sappiamo che la cifra è al di sotto, e però…». Si cercherà l’alternanza uomo-donna per la carica di ad e presidente. Un po’ di nomi: Paolo Mieli, Ferruccio De Bortoli, Antonio Di Bella, Carlo Fuortes che è sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma. Sarebbero tutti presidenti di garanzia.
(Continua su Il Foglio)

 

(Nella foto la sede Rai di viale Mazzini a Roma)