Pubblicato il 15/06/2021, 11:34 | Scritto da Andrea Amato
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Rai Milano: Roma e la Politica hanno paura di perdere il controllo del carrozzone

Rai Milano: Roma e la Politica hanno paura di perdere il controllo del carrozzone
Quella che doveva essere una banale operazione di ottimizzazione sta diventando un caso politico, che riaccende il derby tra la capitale politica e la capitale industriale del Paese.

La Rai ha quasi il doppio degli impiegati di Sky e Mediaset messi insieme

Sull’ottimizzazione della nuova sede milanese della Rai è esploso un caso politico campanilistico, che Umberto Bossi nei Novanta avrebbe cavalcato con grande fervore. Per fortuna quegli anni sono passati, ma è incredibile la levata di scudi di Roma contro un processo avviato da tempo e teso a risparmiare soldi. La questione, oggi diventata politica, è semplicissima: la Rai a Milano è dentro una sede, quella storica di corso Sempione, ormai fatiscente e inadatta a produrre una televisione moderna, per questo motivo da anni affitta (a caro prezzo) studi in via Mecenate. La soluzione, tanto semplice, è quella di vendere il palazzo di Sempione, lasciare Mecenate e trasferirsi in una sede più grande e meglio attrezzata. Per questo si erano scelti alcuni padiglioni dell’ex Fiera di Milano in zona Portello. Apriti cielo!

All’ultimo miglio di questo processo che dura da anni e che ha visto anche il coinvolgimento dell’amministrazione milanese, come giusto che sia, Roma ha alzato le barricate e ha iniziato a fare ostruzionismo. L’ultima scusa sarebbero i piloni di cemento in un padiglione del Portello. Ma il motivo, in realtà, è molto più semplice: la rendita di posizione della capitale è messa in discussione da una sede decentrata, che, se ne avesse le possibilità e le occasioni, probabilmente sarebbe ben più efficiente.

Le voci romane

È di oggi l’intervista del quotidiano Il Messaggero a  Giancarlo Leone, una vita spesa in Rai e da qualche anno presidente dell’Associazione produttori audiovisivi, che in un paio di passaggio ci ha lasciati perplessi: «Ma lasciatemi dire che i costi di produzione della Rai sono storicamente, anche per la qualità dei prodotti, maggiori di quelli dei privati». I costi della Rai sono maggiori perché c’è disorganizzazione, perché negli anni si sono stratificati ruoli che la tecnologia del terzo millennio hanno eliminato da tempo, ma che nella tv di Stato resistono come i giapponesi in trincea alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ricordiamo sempre che la Rai ha quasi il doppio degli impiegati di Sky e Mediaset messi insieme. E sulla qualità, francamente, basta accendere il televisore e rendersi conto che nella maggior parte dei casi la Rai mette in onda programmi con un linguaggio produttivo e visivo fermo al secolo scorso.

È evidente che non si vuole tenere tutto a Roma perché si fa televisione di qualità maggiore, questa è una barzelletta che si scopre accendendo la tv, ma il motivo è puramente politico. Il controllo della narrazione del quotidiano in chiave romano-centrico è essenziale per il Palazzo, che non può permettersi di allentare la morsa sulla tv di Stato. Anche per una questione di bacino elettorale: a Roma ormai è rimasta solo la Rai, tutto il resto si è spostato su Milano o comunque decentralizzato, perdere quindi migliaia di voti sarebbe uno shock che la Politica non vuole subire. Come sempre.

 

@AndreaAAmato

 

(Nella foto la sede romana Rai di viale Mazzini)