Pubblicato il 07/06/2021, 11:34 | Scritto da La Redazione
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Rai Milano: anche i revisori si mettono di traverso

Per la nuova Rai a Milano una struttura costosa e senza inquilini da 15 anni

Il Messaggero, pagina 6, di Francesco Pacifico.

Quelli del quartiere Portello lo chiamano il “sigaro”, un serpentone stretto e lungo oltre due chilometri, alto 25 metri con le sue guglie un tempo avveniristiche, circa 60mila metri quadri di cemento rifinito in ogni dettaglio e capace di inerpicarsi verso l’alto su tre livelli. Un mausoleo, una scatolone maestoso, ma inutile. Perché in oltre 15 anni nessuno è riuscito a dare nuova vita, una destinazione, ai padiglioni della Fiera di Milano dove il Cda della Rai vuole creare la futura Saxa Rubra padana. Nonostante il collegio dei revisori abbia ricordato che un progetto di tale portata non può essere approvato in via definitiva da un consiglio d’amministrazione in scadenza.

Sfida all’Europa

Questi padiglioni – sono sei, mentre la tv di Stato ne vorrebbe due per trasferire gli studi oggi presenti in Corso Sempione e in via Mecenate – sono stati inaugurati nel 1997, quando già si sapeva che la Fiera di Milano doveva cercarsi un’altra casa più grande e soprattutto fuori città per competere con gli espositori, soprattutto quelli tedeschi, di tutta Europa. E così dal 2005 – quando è nata la nuova Fiera a Rho-Pero – si è discusso senza sosta sulla diversificazione di questi giganti di cemento armato. Senza trovare una soluzione. Non a caso da oltre 15 anni torna sempre in ballo il progetto della Rai del Nord per coprire quello spazio, in una zona – come dimostrano City Life e la futura torre del parcheggio di Scarampo – dove c’è la corsa a riqualificare e costruire nuovi pezzi di una Milano sempre più avveniristica.

Luigi Roth, l’ex presidente della Fondazione Fiera Milano – il proprietario dell’area – pensava di farci un albergo, tenendo conto che non siamo lontani dal centro e dalle autostrade. Poi doveva ospitare il nuovo stadio del Milan. Ma non se ne è fatto nulla, perché per i rossoneri era troppo onerosa la bonifica. Si voleva costruire un hotel di lusso e un centro polifunzionale aperto 24 h su 24 che avrebbe dovuto offrire alla città divertimenti all’insegna della tecnologia, della cultura, dello sport, dello svago e del benessere. Anche in questo caso, ogni sogno, ogni velleità è stata spazzata via ed è finito tutto in carta bollata, visto che il gruppo Vitali che portava avanti il progetto si è reso conto che mai sarebbe rientrato dell’investimento da 100 milioni. Un pezzo l’aveva adocchiato Federlegno, senza concludere nulla. E nella sciagura del Covid, fortuna che la Fondazione Policlinico Ca’ Granda di Milano l’abbia scelto per ospitare l’ospedale con il quale Milano ha contrastato la pandemia, altrimenti quei padiglioni sarebbero stati destinati soltanto per qualche mostra. Ma perché i padiglioni 1 e 2 della Fiera di Milano al Portello rischiano di finire alla stregua di tanti bellissimi capannoni di archeologia industriale?
(Continua su Il Messaggero)

 

(Nella foto Il Portello di Milano)