Pubblicato il 03/06/2021, 14:05 | Scritto da La Redazione
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Tra Roma e Milano scoppia la guerra della Rai

Sulla televisiùn, a Roma fan confusiòn (compreso Calenda)

Il Foglio, pagina 2, di M.C.

«Roma è la capitale dell’audiovisivo e tale deve restare», ha tuonato Nicola Zingaretti, che evidentemente di industria televisiva capisce meno del fratellone. Il via libera (solo un primo step) deliberato dall’ultimo cda Rai al nuovo centro di produzione milanese del Portello ha fatto saltare i nervi, in modo un poco ridicolo, ai candidati sindaco di Roma e ha scatenato una baruffa identitaria nel Pd. Ed è chiaro che Roma, Pd o non Pd, in questo caso ha torto. Prima di Zinga, sono stati Virginia Raggi, Roberto Gualtieri e persino Carlo Calenda (che Milano quantomeno la conosce) a dire no alla “Saxa Rubra del nord”. Come se il progetto (messo in cantiere nel 2017 e due consiliature fa) fosse una sorta di furto nordista. Ma non lo è: i tempi della “Rai del nord” sono finiti con Bossi, non esistono più. Esiste invece a Milano, da decenni, il problema di una storica sede (di Gio Ponti in corso Sempione) non più adeguata, e il costo di studi e produzioni dislocati in immobili presi in affitto.

L’idea del nuovo centro del Portello (tramite Fiera) è semplicemente tecnica, e sensata. Anche tralasciando Raggi e il suo “Azelio”, è un po’ assurdo che in epoca di elezioni la sinistra romana si aggrappi al campanilismo. Ma la risposta del Pd milanese dimostra ancora una volta una incompatibilità culturale. Beppe Sala: «Sono senza parole di fronte ad atteggiamenti del genere. Tutto quello di cui si sta discutendo oggi riguarda Milano, perché è il trasferimento degli studi di Mecenate e dell’area del Sempione in un’area nuova. Sono veramente senza parole di fronte a questo tipo di atteggiamenti».
(Continua su Il Foglio)

 

(Nella foto la sede Rai di Milano)

 

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