Pubblicato il 01/06/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

Elio: Un omaggio a Enzo Jannacci, uno dei miei dèi

Elio: «Amo Jannacci perché è un comico che sa anche spezzare il cuore»

La Repubblica, pagina 30, di Anna Bandettini.

«Sono un timido. Mai avrei avuto il coraggio di dirgli “sono un tuo fan”. Una volta ci siamo incrociati negli studi Rai. Lui ha bofonchiato qualcosa, io pure, lui non ha capito, io nemmeno. Questo è il solo contatto che ho avuto con Enzo Jannacci». Elio, di Elio le Storie Tese (Elst), è del 1961, troppo giovane per la Milano degli anni 60-70, allegra e irrequieta, in cui regnavano Jannacci e Fo, i Gufi e Cochi e Renato. Ma a quella genia di formidabili artisti si sente legato: stesso modo di raccontare lietamente le bruttezze, stesso sorriso iconoclasta. Col piacere di rispecchiarvisi, prepara uno spettacolo su Jannacci: non un omaggio ma «una ricostruzione di quel suo mondo di nonsense, comico e struggente», spiega Elio, aria eterna da ragazzo.

Lo spettacolo, dal 18 a Pesaro al Parco Miralfiore, poi – tra le tante tappe – a Como il 15 luglio, a Vercelli il 17, il 31 a Cervia, con cinque giovani musicisti sarà stile teatro-canzone, con una quindicina di cult jannaceschi, vari mashup arrangiati da Paolo Silvestri e monologhi, scelti per assonanza, di Michele Serra, Francesco Piccolo, Umberto Eco, Beppe Viola. «Un varietà dell’anima» lo definisce il regista Giorgio Gallione, lo stesso di Il grigio, altro spettacolo di Elio che riprenderà a novembre, altra perlustrazione dei propri confini biografici-artistici, lì con Gaber, ora con Jannacci. Il titolo la dice lunga: Ci vuole orecchio, come l’album, tra i più venduti di Enzo, prodotto da Agidi come lo spettacolo di oggi e datato 1980, l’anno di nascita di Elio e le storie Tese.

Vogliono dire qualcosa queste coincidenze?
«In verità non ho certezza che il 1980 sia la nascita di Elst, bisognava scrivere una data ed è venuta fuori quella. Una curiosità c’è: mio papà era stato compagno di classe di Jannacci, me ne parlava, me lo faceva ascoltare e mi faceva già ridere. Da adulto mi ha affascinato la dignità del comico che ha portato nella canzone d’autore e lo stile surreale della sua risata, che poi era il clima del Derby, il cabaret di Milano, che sempre per ragioni anagrafiche ho mancato».
Rimpianti?
«Col senno di poi rimpiango non avere avuto dieci anni di più. Gli anni 70, dilaniati dal terrorismo, sul piano artistico sono stati tra i più liberi e rivoluzionari. In quegli anni ci sono tutti i miei dèi».
E chi sono questi dèi?
«Fo, Jannacci, Gaber, Cochi e Renato, Teocoli, Boldi prima dei cinepanettoni, Abatantuono, Battiato, Gino e Michele autori di Ci vuole orecchio, ma anche gli Skiantos. Artisti che cercano ma in senso contrario, scorretti, candidamente blasfemi tanto più con questa faccenda di Internet».
Che faccenda?
«Invece di essere il posto più libero, Internet è diventato il più bacchettone, violento. Non è possibile fare una battuta che ti rovinano. È contro la risata».
(Continua su La Repubblica)

 

(Nella foto Elio)