Pubblicato il 31/05/2021, 17:35 | Scritto da La Redazione

Daniela Zuccoli: Parlo con Mike tutti i giorni

Daniela Zuccoli: «Parlo con Mike tutti i giorni. È il mio custode»

La Repubblica, pagina 21, di Dario Cresto-Dina.

Daniela Zuccoli ha 71 anni compiuti pochi giorni fa e vive ancora a Milano con il marito Mike Bongiorno, morto l’8 settembre del 2009 nella suite di un albergo di Montecarlo. Fu colpito da un infarto in bagno mentre si faceva la barba, lei sentì il rumore della caduta, penso che avesse buttato giù una lampada, accorse e lo trovò esanime sul pavimento, gli occhi spalancati e vuoti. Hanno ventisei anni di differenza e lei pronuncia ogni giorno il suo nome. Sono stata sfiorata da altri uomini, dice, ma mi tengo lui accanto sino all’ultimo respiro. Non è follia? le domando. Risponde di no: «È la storia di una fortuna».

Ci parla davvero con Mike, come se fosse ancora in vita?
«Non proprio. Non ci sono medium, fantasmi, tavolini che ballano. Coltivo una spiritualità di tipo cattolico, credo nell’esistenza e nell’immortalità dell’anima. Mike è presente con la sua energia intorno a me».
Da che cosa lo avverte?
«Una tensione sotto lo sterno, che si manifesta in due modi differenti. La prima fa male, è la sensazione dei rari abbandoni. La seconda rilassa e commuove, quando significa che Mike mi approva. E poi lui vede prima di noi, indirizza i nostri destini. Domenica scorsa, per esempio, è successo».
Che cosa l’ha fatta riflettere?
«Mio figlio Miki ha preso la funivia di Stresa mezz’ora prima che precipitasse la stessa cabina sulla quale era salito. Ha raggiunto il Mottarone per fare la discesa in mountain bike. Non posso non pensare che Mike lo abbia custodito».
Mi sembra semplicemente una questione ci sliding doors.
«No, la verità è che nessuno muore davvero. Diventiamo universo, ci trasformiamo in energia e questa energia poi si tramuta in un corpo un numero indefinito di altre volte finché non ci ripuliamo fino in fondo».
Insomma, lei crede nella reincarnazione?
«Non lo so, mi piace immaginare che siamo come uno zaino che ogni volta si fa più leggero fino a vuotarsi completamente, tanto da meritarci finalmente la pace».

Quando conobbe Mike Bongiorno?
«Nell’estate del 1969 a Capri, durante una sfilata di moda organizzata da Giorgio Pavone. Mike Bongiorno la presentava. Avevo 19 anni, lavoravo al cerimoniale grazie a un’amica dei miei genitori che aveva il compito di sorvegliarmi. Gli portai un’aranciata durante le prove, lui era con Lello Bersani, e mi invitò a unirmi al loro tavolo per la cena. Seppi poi che era alle prese con il secondo divorzio, chiacchierammo a lungo, lo trovai divertente. Begli occhi azzurri, lunghe ciglia, grande energia e quel suo fascino all’americana. Mi chiese il numero di telefono di Milano e finì lì. In un anno mi chiamò forse tre volte, credo di avergli detto che ero fidanzata. Non insistette».
Come vi ritrovaste?
«Il destino, già allora. L’estate successiva viaggiavo da Forte dei Marmi a Monopoli con tre amici su una Due Cavalli. Mentre facciamo una sosta a San Martino Valle Caudina ci affianca una macchina con l’altoparlante che gracchia: questa sera Mike Bongiorno in piazza. Voglio andarci, grido. Figuriamoci, cantavamo Contessa, leggevamo il Manifesto, giravo scalza e vestita con un caftano, eppure volevo andare a sentire Mike Bongiorno… il simbolo dell’Italia più conformista. Mi impuntai e convinsi i miei amici a rinviare la partenza al giorno dopo, nella piazza del paese mi arrampicai su una impalcatura, feci intenerire Peppe, la sua guardia del corpo, che mi portò da lui: ora che ti ho ritrovata, mi disse Mike, non ti lascio più andar via. La mattina successiva sarebbe partito per Vulcano per un periodo di vacanza».
Andò con lui?
«Lo raggiunsi qualche giorno dopo. Ricordo la prima volta che facemmo l’amore, dopo mi sono addormentata come una bambina, mi sentivo al sicuro e finalmente protetta. E ricordo anche il suo primo regalo: un orso bianco di peluche che era più alto di me».

In lui vedeva una componente paterna?
«Neanche per idea, piuttosto la fuga dal mio papà che era possessivo, controllava ogni mia relazione, indagò persino sulla famiglia di Mike. Era anch’egli di origine torinese».
Avete avuto tre figli: Michele nato nel ’72, Nicolò nel ’76 e Leonardo nell’89. In mezzo ci sono state crisi, infedeltà.
«Ci siamo lasciati per oltre un anno, mi sono messa con un altro, Mike ha scatenato gli avvocati. Siamo tornati assieme e abbiamo concepito Leo».
Piaceva all’universo femminile?
«Moltissimo, non faccio nomi ma nei suoi cassetti ci sono decine di foto di lui con attrici bellissime e famose. Non erano soltanto immagini di scena. Ha avuto un sacco di fidanzate. Credo che le conquistasse soprattutto con la sua capacità di raccontare storie meravigliose».
È mai stata gelosa ci Sabina Ciuffini, che aveva esattamente la sua età?
«E perché mai avrei dovuto essere gelosa? Invidiavo piuttosto la sua libertà. Aveva un lavoro, l’indipendenza. Cosa rara per una donna a quell’epoca».
C’era un lato del carattere di Mike die la disturbava?
«Non sopportavo la sua ritualità, in certi comportamenti era maniacale. Provi lei a svegliarsi ogni mattina che Dio manda in terra con la musica delle Quattro stagioni di Vivaldi…ora che sono vecchia mi manca questo più di ogni altra cosa e ho preso le sue stesse abitudini, la reiterazione dei gesti evidentemente ci rassicura».
Che cosa ricorda delle ultime ore trascorse assieme a lui?
«Ogni dettaglio. Nell’ultimo mese non aveva dato segnali preoccupanti sul piano della salute, era solo un po’ stanco, ma aveva assunto un non so che di profetico. Il 5 settembre tenne un discorso ai figli, non lo aveva mai fatto prima: ricordatevi, disse loro, di non smettere mai di sognare. La mattina del 6 andiamo alla clinica ostetrica Mangiagalli dove è appena nata Luce, la figlia di Nicolò. Il 7 partiamo per Montecarlo, dopo cena ci sistemiamo al Metropole, camere separate e comunicanti perché Mike russa come un mantice. Il mattino dell’8 mi viene a svegliare, appoggia i giornali sul mio cuscino e dice: non mi sento in forma, devo avere esagerato ieri sera al ristorante. Si va a sedere sulla poltrona della terrazza e si accende un sigaro. Qualche minuto dopo mi arriva sul cellulare una nuova foto di Luce, gliela mostro e lui fa: che bella, sembri tu quando prendi il sole. Sono state le sue ultime parole».
(Continua su La Repubblica)

 

(Nella foto Mike Bongiorno)