Pubblicato il 18/05/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

Daniele Luttazzi a Carlo Freccero: Non fare Ghandi

Daniele Luttazzi a Carlo Freccero: Non fare Ghandi
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: prima l’attacco del comico. Poi la replica dell’ex direttore di Rai2. Ora la controreplica al veleno: «Non fare Gandhi: non potevi percepire un compenso in quanto pensionato Rai».

Carlo Freccero, la Rai, la censura e l’offerta che non c’è mai stata

Il Fatto Quotidiano, pagina 8, di Daniele Luttazzi.

Sulla replica sdrucciolevole di Carlo Freccero. Venerdì scorso ho ricordato cosa accadde nei due incontri con Freccero che seguirono al suo annuncio di volermi riportare in Rai (per maggiori dettagli: https://bit.ly/3tJzLQ8): Freccero espresse la sua esigenza di «controllo editoriale»; poiché controllare la satira è censura, proposi una soluzione che tutelava la Rai e me: avrei consegnato la registrazione della puntata del mio talk-show il giorno prima della messa in onda, Freccero avrebbe potuto decidere quali parti tagliare, e al loro posto avrei messo un riquadro nero con la scritta «materiale satirico giudicato non idoneo alla messa in onda» (la censura deve essere vista, quando c’è: è questo che non vogliono farvi vedere); chiesi infine quale proposta economica mi facesse la Rai, e Freccero mi disse che non era competenza loro, c’era un ufficio preposto. Dopodiché, sparirono.

A luglio, presentando il palinsesto, Freccero dichiarava a Repubblica che le trattative con me si erano interrotte per tre motivi: 1) «Il poco tempo a disposizione, in quattro-cinque mesi non si possono fare miracoli»: Miracoli? A maggio già si poteva concludere l’accordo, se davvero avessero voluto. 2) «La richiesta economica elevata»: Non c’era stata alcuna trattativa economica con la Rai. 3) «La satira di Luttazzi si basa su potere e sesso, che mi stanno bene, e sulla religione: in questa epoca pre-moderna ho ritenuto che quest’ultimo fosse un tema troppo difficile da affrontare». E in ogni epoca, anche pre-moderna, questa si chiama censura.

La risposta di Freccero

Domenica, non potendo smentire questi fatti, Freccero si è profuso in acrobazie verbali di una disonestà intellettuale che ha sgomentato parecchi. L’incipit è tutto un programma. Scrive Freccero: «Se dovessimo prendere alla lettera le affermazioni di Luttazzi, dovremmo concludere che chiunque non abbia la possibilità di allestire un suo programma in Rai, pagato secondo le sue aspettative, sia un censurato». No, è censurato chi, convocato da un direttore di rete Rai per un talk-show satirico, non riesce a farlo perché al direttore di rete Rai non sta bene la sua satira antireligiosa.

Quanto alle mie aspettative economiche, chiesi a loro di farmi una proposta; Freccero rispose che non era sua competenza, ma di un ufficio preposto, da cui però non si fece vivo nessuno. Usare l’argomento economico per giustificare la sua decisione di non fare il programma è pura malafede: non ci fu alcuna trattativa perché la Rai è semplicemente scomparsa. «Avrei voluto dargli una possibilità». Quanto è buono lei. Ma ci ripensò per via della mia satira antireligiosa. Sei mesi prima, quando si bullò di riportarmi in Rai, gli era forse ignota la mia satira antireligiosa? «Si è riproposto, scrive lui, con le stesse tariffe di 12 anni prima e chiedendo l’assoluta libertà di espressione».

Non ho scritto affatto di essermi riproposto con le tariffe di 12 anni prima, ma che chiesi a loro di farmi una proposta economica: sparirono. L’indicazione di quanto prendevo a Decameron nel 2007 era contenuta in una email inviata all’avvocato di un’altra produzione, del cui contenuto Freccero e i suoi hanno voluto prendere visione l’8 maggio durante l’ultima riunione avuta con loro: non ci fu nessuna trattativa economica su nessuna cifra. E non chiesi affatto l’assoluta libertà di espressione: Freccero poteva tagliare quello che voleva. «Oggi l’Italia è un Paese di poveri. Oggi potersi esprimere liberamente di per sé è un privilegio. E chi ha qualcosa da dire lavora su Internet gratis». Anche Fabio Fazio fa il suo talk-show gratis, infatti. «Io stesso ho accettato di dirigere la Rai senza compenso». Non fare Gandhi: non potevi percepire un compenso in quanto pensionato Rai.

 

(Nella foto Carlo Freccero)