Pubblicato il 13/05/2021, 17:33 | Scritto da La Redazione
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Rai: tutta Milano vuole il trasloco al Portello

Trasloco della Rai al Portello. Milano spera nel via libera

Libero, pagina 25, di Enrico Paoli.

Il futuro della Rai, con la vendita della storica sede di corso Sempione e l’approdo nei locali dell’ex fiera, al Portello, inizia da Milano. Dopo un lungo «palleggiamento» politico, tanto inutile quanto dispendioso, oggi arriva in Consiglio di amministrazione il dossier relativo al trasferimento degli studi della tv pubblica da via Mecenate, in affitto, al Portello, con una locazione trentennale. Contestualmente il palazzo storico di corso Sempione, entrato in «servizio» nel 1952, ma concepito ancora prima della guerra per la radio, sarà venduto. La Rai manterrà lì solo un numero civico, con pochi addetti, in modo da rispettare la propria storia. Gli oltre mille dipendenti dell’azienda, invece, andranno a lavorare al Portello. Per viale Mazzini, dal punto di vista industriale, si tratta di una delle operazioni più significative gestite dall’attuale board, tanto da aver indotto il presidente dell’azienda, Marcello Foa, a seguire in prima persona l’andamento del progetto, ormai in piedi da troppo tempo.

Gli attuali studi di via Mecenate, dove, fra le altre cose, viene realizzato il programma di Fabio Fazio Che tempo che fa, non solo sono insufficienti, ma del tutto inadeguati allo sviluppo tecnologico del servizio radiotelevisivo. Lo spostamento al Portello, individuato a suo tempo come la soluzione ottimale, rappresenta il punto di svolta per la Rai, nonostante i malumori di quella sinistra romanocentrica che, con il rilancio di Milano come centro di produzione, teme di perde il controllo sul cosiddetto «partitone Rai».

Fronte trasversale

Stavolta, però, il fronte è davvero trasversale. «Il trasferimento degli studi Rai era ed è una priorità dell’azienda», affermano all’unisono il deputato Massimiliano Capitanio e la senatrice Simona Pergreffi, capogruppo Lega e commissario della Vigilanza Rai, «un’operazione strategica che valorizzerà la presenza della Rai al Nord e nella città simbolo delle Olimpiadi invernali del 2026. L’amministratore delegato, Fabrizio Salini, ha l’occasione storica di mettere la firma su un progetto strategico atteso da anni: non freni l’operazione e regali a Milano e all’Italia una pagina di futuro nel sistema radiotelevisivo». «Da molto tempo stiamo lavorando sul trasferimento degli studi Rai al Portello. Ora Milano si attende un segnale importante dalla Rai», gli fa eco il sindaco di Milano, Beppe Sala, con un post sui suoi social. Dunque, non c’è un pezzo, o una parte, di Milano che aspetta un’indicazione chiara dalla Rai, ma tutta la città, con quella unità d’intenti di chi ha voglia di crescere.

Le ragioni di questo appello trasversale sono facilmente spiegabili. Già nell’ultima riunione del cda erano previste “deliberazioni” sull’argomento, rinviate alla seduta di oggi. Tecnicamente, a frenare, non c’è nessun consigliere di amministrazione. Ma i ritardi, i rinvii, i tatticismi, sono più forti di un «no» esplicito. Il «partitone Rai», legato all’Usigrai e al centrosinistra, considera la tv pubblica solo una «cosa» romana e non nazionale. La seduta di oggi è strategica, dato che potrebbe essere una delle ultime a disposizione del Cda per chiudere una vicenda sulla quale sono alte le aspettative di tutte le istituzioni milanesi.

 

(Nella foto la sede Rai di Milano in corso Sempione)