Pubblicato il 11/05/2021, 17:33 | Scritto da La Redazione

Quanto vale per la Tv una Champions senza Barça, Juve e Real?

Super League, resta l’incognita sui diritti tv

ItaliaOggi, pagina 17, di Claudio Plazzotta.

Al momento Real Madrid, Barcellona e Juventus continuano ad aderire alla Super League. Date queste condizioni, il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin ha già lasciato intendere che le conseguenze per i club saranno gravi (esclusione dalla Champions League), mentre proprio ieri il presidente della Figc Gabriele Gravina ha esplicitato che «se al momento dell’iscrizione alla nuova stagione di Serie A la Juventus non si fosse ritirata dalla Super League, sarebbe esclusa dal campionato». Si parla ovviamente di casi estremi che difficilmente si verificheranno. Ma se i tre club ribelli volessero tenere duro, andare per le vie legali contro Uefa, contro Figc, contro le altre nove società che si sono tirate indietro dalla Super League, tutto ciò rappresenterebbe un vero e proprio terremoto per le aste dei diritti tv. Anche per quelle già concluse: ovvio, infatti, che una Champions League senza Juventus, Real Madrid e Barcellona vale molto meno.

Ed è naturale che un campionato di Serie A senza la Juve, che da sola rappresenta quasi il 44% dei tifosi di calcio in Italia, sarebbe una competizione totalmente diversa e con un valore dei diritti quasi dimezzato. Con ulteriori contratti impugnati e da ridiscutere. Insomma, le minacce incrociate tra organizzazioni sovranazionali, federazioni e club rischiano di minare un fronte economico finanziario del calcio già piuttosto disastrato, con miliardi di perdite, club indebitati, monte-ingaggi fuori controllo. D’altronde Gravina spiega che «c’è una norma molto chiara e precisa del Cio, e a scendere negli statuti del Coni e delle Federazioni. Se la Juventus non dovesse accettare il principio, mi dispiace, sarebbe fuori. Io spero però di poter fare da mediatore, poiché questo braccio di ferro tra i tre club, l’Uefa e la Fifa non fa bene al calcio italiano e alla Juve». Quanto alle esigenze che stavano dietro alla volontà di dare vita alla Super League, «pensare che la soluzione a questo momento di difficoltà del calcio sia solo aumentare i ricavi è un grande errore. Noi dobbiamo mettere sotto controllo i costi, consentendo il rispetto della legge 91. Mi sono permesso di dire per la stagione 2021-22 di non superare la soglia dei costi del 2020-21 e poi», conclude Gravina, «ipotizzare un abbattimento dei costi dal 10 al 20% all’anno per il 2022-23».

I diritti della Serie A

Intanto in Lega Serie A si continua a parlare di diritti tv. Dopo aver aggiudicato tutte le dieci partite a turno del triennio 2021-24 a Dazn per 840 milioni di euro all’anno, e aver indetto un nuovo bando da 150 milioni di euro all’anno per le tre partite a turno in co-esclusiva (se ne riparlerà in una assemblea indetta per venerdì 14 maggio, anche se finora l’unica offerta giunta è quella di Sky, attorno ai 90 milioni), tengono banco i diritti esteri e la Coppa Italia. I club hanno già accettato di vendere i diritti tv della Serie A a Infront per 139 milioni di euro all’anno, e relativi a Europa, Africa, Asia, Centro e Sud-America, e poi a Cbs per 57 milioni di euro annui per il territorio degli Stati Uniti.

 

(Nella foto Messi del Barcellona)