Pubblicato il 27/04/2021, 14:34 | Scritto da La Redazione

Selvaggia Lucarelli sbrana Massimo Giletti (e difende Lilli Gruber)

Selvaggia Lucarelli sbrana Massimo Giletti (e difende Lilli Gruber)
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: il reportage sulle accuse di stupro a Ciro Grillo fatto a pezzi: «Dura la vita di chi denuncia una violenza. Non basta dover fare i conti con la paura di non risultare credibili, col sapere che ogni piega della propria vita verrà scandagliata. Ormai, quando si parla di vittimizzazione secondaria e di ulteriori abusi a cui la vittima viene sottoposta dopo i fatti denunciati, bisognerebbe aggiungere alla lista anche “la tua storia finirà da Giletti”».

Dalla denuncia al Giletti Show

Il Fatto Quotidiano, pagina 1, di Selvaggia Lucarelli.

Dura la vita di chi denuncia una violenza. Non basta dover fare i conti con la paura di non risultare credibili, col sapere che ogni piega della propria vita verrà scandagliata. Ormai, quando si parla di vittimizzazione secondaria e di ulteriori abusi a cui la vittima viene sottoposta dopo i fatti denunciati, bisognerebbe aggiungere alla lista anche «la tua storia finirà da Giletti». Era toccato al caso “Terrazza sentimento”, degenerato quasi subito in un teatrino mesto di ospiti gestiti da persone ai domiciliari e presunte vittime che parlavano dietro cachet. Ora, ahimé, tocca anche al caso Grillo jr., inevitabilmente finito nel frullatore di Non è l’Arena. O forse no, non è un frullatore, ho sbagliato elettrodomestico: sarebbe meglio dire nell’estrattore al contrario di Non è l’Arena, ovvero quel particolare estrattore che butta via il succo e conserva gli scarti della cronaca.

La premessa del conduttore è ovviamente già chiaro indizio di quello che accadrà dopo: «La verità la stabilirà eventualmente il processo, non noi», che è l’equivalente di «Ho tanti amici gay» prima di dire che «i finocchi devono liquefarsi» o schifezze simili.

La vicenda

Ma partiamo dall’inizio. L’ospite principale è Vittorio Sgarbi, il quale dopo qualche considerazione politica sul Grillo pubblico che non doveva parlare di vicende private, si occupa di esaltare la donna in quanto essere nobile e superiore cui l’uomo deve rispetto, altro che violenza. Giletti annuisce compiaciuto, dimenticando un particolare: neanche un anno fa, l’ospite per il quale le donne sono esseri angelici, veniva portato via di peso dalla Camera dopo che aveva dato della troia e della stronza a Mara Carfagna e alla deputata Bartolozzi.

Poi, sempre Giletti passa a commentare questi strani tempi delle indagini. Due anni. In realtà, chi conosce i tempi della giustizia sa bene che due anni di indagini per un caso complesso come questo tra intercettazioni e molti testimoni ascoltati, sono la norma. Giletti però la butta lì. «Qualcuno dice che ora che non c’è più Buonafede…». A parte che un Buonafede non c’è mai stato perché l’ex ministro si chiama Bonafede, l’insinuazione quale sarebbe? Che il ministro della Giustizia avrebbe rallentato le indagini? Che le indagini siano state rallentate per compiacere il ministro o la sua corrente politica? Poco dopo, a uno dei quattro ragazzi indagati raggiunto al telefono viene chiesto: «Ma le indagini sono state chiuse dopo l’arrivo del governo Draghi?» e lui: «Mi pare di sì». Eccola lì, la pistola fumante. Poi, dopo essersi complimentato con una psicologa per il suo nuovo caschetto, Giletti le passa la parola. Lei si lamenta della violenza verbale di Grillo. Sempre con Sgarbi lì in studio, noto per la sua aulica pacatezza. Lo stesso Sgarbi che subito dopo interviene lamentandosi del fatto che la Gruber non gli abbia fatto dire la sua su Grillo in trasmissione.

Giletti vs Gruber

A questo punto va in scena un siparietto esilarante: Giletti si lamenta a sua volta di non essere mai invitato nel programma della Gruber. «Se la signora Gruber non vuole parlare di tante cose ha la sua libertà, se uno invita sempre gli stessi uomini se li tenga…». Insomma, la Gruber censura un conduttore che ha 4 ore di diretta tutte le settimane sulla sua stessa rete 9 mesi l’anno, impedendogli di rivelarci le sue scomode verità. Davvero un’astuta megera. Qualche anima pia, da dietro le quinte, fa cenno a Giletti di mollare la Gruber e andare avanti e lui allora sbrocca: «Cairo in 4 anni non mi ha mai detto cosa non devo dire, chiaro?». Accidenti, che fragranza profumata di democrazia, dalle sue parti, altro che l’olezzo del lager Otto e mezzo.

Si passa poi al testimone chiave, quello che ha convinto la Procura a chiedere il rinvio a giudizio: il proprietario del b&b dove alloggiavano le ragazze. Le sue sono parole forti: «Erano ragazze sportive. Dopo quella sera sono diventate schive». Roba da processo per direttissima.

 

(Nella foto Massimo Giletti)