Pubblicato il 22/04/2021, 11:32 | Scritto da Andrea Amato
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Rai, Sky e Netflix, ecco il possibile giro di poltrone dei prossimi mesi

Rai, Sky e Netflix, ecco il possibile giro di poltrone dei prossimi mesi
La tv di Stato deve rinnovare il Cda, Sky ha ricevuto le dimissioni dell’amministratore delegato e pare che sia finito l’amore tra Tinny Andreatta e Netflix. Sarà una primavera caldissima per la tv italiana.

Cambio ai vertici Rai, Sky e Netflix

Primavera in zona gialla per quasi tutte le regioni e allarme rosso per la televisione italiana. In queste settimane si decideranno le sorti di molti editori tv, che dovranno rinnovare i loro management. Rai, Sky e probabilmente anche Netflix dovranno cambiare i vertici aziendali, con un vorticoso giro di poltrone. Ecco gli scenari possibili.

Mamma Rai

La Rai ha il Consiglio d’Amministrazione in scadenza e così il presidente Marcello Foa e l’Amministratore delegato Fabrizio Salini, espressione delle nomine decise dal governo Lega-Movimento 5 Stelle nel luglio 2018, non verranno rinnovati dall’esecutivo delle larghe intese guidato da Mario Draghi. E mentre i partiti tentano il solito assalto alla diligenza, il presidente del consiglio vorrebbe lasciare in eredità un ticket di alto profilo, per quella che dovrebbe essere la prima azienda culturale italiana. I nomi più papabili sembravano essere quelli di Ferruccio De Bortoli per la presidenza ed Eleonora Tinny Andreatta per la direzione generale. A complicare quest’ipotesi, però, pare ci sia Filippo Andreatta (fratello) nuovo consigliere economico di Enrico Letta, segretario del Pd. Incredibilmente, per la prima volta in Italia ci si pone il problema del conflitto d’interesse.

A complicare ulteriormente lo scouting c’è poi il solito tetto degli stipendi, 240 mila euro per tutti i dipendenti statali, che ostacola una campagna acquisti di professionisti di alto livello da editori privati o case di produzione. Senza tenere conto che tutti ormai sono ben consapevoli dell’impossibilità di lavorare serenamente a lungo termine in Rai, sotto scacco della politica. Quindi, la soluzione interna sembra quella più probabile e il nome di Paolo Del Brocco, oggi a capo di Rai Cinema, come ogni volta torna in pole position. L’altra strada, invece, è quella di affidarsi a una nomina puramente politica, non a un manager di prodotto. Ma esiste un nome che metta d’accordo Pd, M5S, Lega e Forza Italia?

Il caso Netflix

Da un po’ di tempo si parlava appunto di un ritorno dell’Andreatta in viale Mazzini, pare infatti che l’ex numero uno di Rai Fiction, dopo una vita passata in Rai, non si fosse ambientata all’interno della multinazionale americana e che alla base del malcontento, da ambo le parti, ci fossero incomprensioni sulla gestione delle relazioni “personali” con alcune case di produzioni. Pare che l’Andreatta, pur di tornare a fare i suoi meeting da Vanni (bar storico di fronte alla Rai, dove si giocano le vere partite), sarebbe anche disposta a rinunciare al suo mega stipendio. A complicarle il ritorno trionfale, però, suo fratello Filippo, come dicevamo.

Comunque, nel caso Andreatta lasciasse la tv in streaming, rientrerebbero in gioco lo stesso Fabrizio Salini, in uscita dalla Rai, ma con alle spalle una lunga esperienza in Fox e quindi più avvezzo alle rigide regole americane. Tra l’altro, Salini era già stato contattato in passato proprio da Netflix. Un altro nome papabile potrebbe essere quello di Alessandro Saba, Head of Original Content in Disney dopo aver passato una vita in Mediaset. Anche lui avrebbe il profilo giusto per una realtà come Netflix, perché grande conoscitore del mercato italiano e proveniente da una multinazionale, quindi non avrebbe i problemi di ambientamento di Andreatta. L’altro nome forte delle poltrone italiane è quello di Laura Carafoli, a capo dei contenuti di Discovery, profilo internazionale, ma con l’handicap di non essere molto esperta di prodotti fiction. Troppo suggestiva, invece, l’ipotesi che porta a Mario Gianani di Wildside, uomo di grande creatività, ma dicono con uno standing manageriale inferiore rispetto agli altri sopracitati.

La partita Sky

Chi invece ha perso due pezzi importanti in pochi giorni è Sky, che ha incassato prima le dimissioni di Nicola Maccanico, che andrà a guidare la nuova società di Cinecittà su espressa richiesta del ministro Dario Franceschini, e subito dopo di Maximo Ibarra, che da agosto diventerà amministratore delegato e azionista di Engineering. Mentre le deleghe di Maccanico potrebbero essere ripartite internamente senza problemi, magari da Antonella D’Errico e Nils Hartmann, in attesa di trovare il nome giusto, per sostituire Ibarra la pay tv deve trovare un nome di altissimo profilo, per traghettare Sky fuori dall’annus orribilis 2021.

Il rischio, però, è quello che da Londra venga calato un manager anglosassone, perché la tendenza internazionale è quella di centralizzare le produzioni e le plance di comando. Per uscire dalla tempesta, tuttavia, Sky avrebbe bisogno di un top manager italiano, che conosca profondamente il nostro mercato, la nostra politica e i gusti del nostro Paese. Mogli, buoi e CEO dei paesi tuoi…

 

@AndreaAAmato