Pubblicato il 16/04/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

Una serie su come finiscono veramente le storie d’amore

Una serie su come finiscono veramente le storie d’amore
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Greta Scarano e Simone Liberati sono i protagonisti della nuova fiction di Rai1, “Chiamami ancora amore”, in onda dal 3 maggio.

Ecco come scoppia una coppia

Il venerdì – La Repubblica, pagina 100, di Paola Jacobbi.

Da piccolo aveva imparato a memoria Natale in casa Cupiello e lo recitava per i parenti, insieme alla sorella. «Solo il primo atto, di solito. Noi avremmo fatto anche il secondo, ma poi ci fermavano». Il ricordo d’infanzia è lontano e fa sorridere. Ormai Simone Liberati, 32 anni, romano, è un volto sempre più presente al cinema e in tivù. Si sposta da un progetto all’altro, da Suburra alla Profezia dell’armadillo, a passi felpati, un po’ perché è discreto, un po’ perché sceglie con cura. In questo momento sta girando la serie di Gabriele Muccino A casa tutti bene e la seconda stagione di Petra, dove interpreta l’ex compagno di Paola Cortellesi.

Intanto, dal 3 maggio su Rai1, è il protagonista della miniserie Chiamami ancora amore diretta da Gianluca Maria Tavarelli. Accanto a lui Greta Scarano che, come Liberati, sta vivendo un momento particolarmente felice. Insieme interpretano una coppia a fine corsa. Dopo undici anni di matrimonio e un figlio, la separazione è di quelle che non hanno nulla di civile. «Mette in scena difficoltà e malinconie che accomunano le vite di tutti».

È stato anche il primo lavoro post Covid…
«L’abbiamo portata a casa bene, senza problemi né forzature, per me anche grazie a Greta: era fondamentale avere una partner della stessa pasta in una storia così delicata e complessa».
Le era mancato il set?
«Moltissimo, soprattutto per quel senso di famiglia che si crea lavorando insieme. In particolare mi mancavano le chiacchiere e gli aneddoti di storici macchinisti, elettricisti, truccatori, gente che conosce storie interessantissime sul mestiere. Storie sulle quali io farei dei programmi televisivi in prima serata. Un macchinista mi ha tramandato un racconto del nonno, macchinista anche lui, sul set di uno spaghetti western. Per ottenere un certo effetto di luce, gli americani stavano per ordinare un telo negli Usa. Il nonno del mio amico dimostrò che con un cucchiaio d’argento si sarebbe avuta la luce giusta. Da allora, tutti usano il cucchiaio d’argento».
Il suo primo ruolo da protagonista al cinema è, nel 2018, in Cuori puri di Roberto De Paolis, che partecipò alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes. È stato il suo momento di svolta?
«Decisamente. E pensare che prima di iniziare a girarlo, avevo chiamato il regista per dirgli che avevo deciso di rinunciare. Per fortuna non mi ha preso sul serio, ha capito che il mio era un raptus d’indecisione un po’ assurdo».

 

(Nella foto Chiamami ancora amore)