Pubblicato il 16/04/2021, 17:33 | Scritto da La Redazione

La strana coppia Agnelli-Lotito riapre la guerra sui diritti Tv della Serie A

Si spacca la Serie A Dal Pino sfiduciato per l’ok ai Fondi

La Repubblica, pagina 45, di Matteo Pinci e Franco Vanni.

Non si è dimesso, vuole capire quanti club siano pronti ad appoggiarlo, davvero. E non esclude di rispondere per vie legali. A chiedere un passo indietro a Paolo Dal Pino, presidente della Lega di Serie A, sono sette club che insieme rappresentano oltre il 70% del fatturato del campionato: Atalanta, Fiorentina, Inter, Juventus, Lazio, Napoli e Verona. Gli hanno scritto una lettera per esprimergli «irrevocabile sfiducia» e spingerlo «a trarne le doverose conseguenze». Un invito rafforzato da una seconda missiva, dello studio legale Chiomenti, in cui si accusa Dal Pino di avere di fatto rallentato l’assegnazione dei diritti tv della Serie A per il prossimo triennio, con danno per le associate, in nome del progetto di una nuova media company partecipata da fondi di investimento. Un progetto approvato in via preliminare in Lega, ma poi abbandonato proprio dai sette club che ora presentano il conto.

Al presidente si imputa di essere andato oltre le proprie competenze, facendosi promotore di una linea: cedere capitale e potere decisionale a soggetti finanziari, sulla base di una sottovalutazione di quanto la Serie A avrebbe incassato dai diritti di trasmissione. Si era calcolato valessero 700 milioni a stagione. Dazn, vincitrice della gara principale, pagherà in media 840 milioni l’anno per le 10 partite di ogni giornata, di cui 7 in esclusiva. Un altro centinaio è atteso dalla vendita in co-esclusiva delle altre 3 gare, con Sky in pole position per l’aggiudicazione. Incassi che non renderebbero più necessario il miliardo e 700 milioni offerto dal consorzio Cvc, Advent ed Fsi per il 10 percento della nuova società che avrebbe dovuto gestire i diritti per il prossimo decennio.

I difensori di Dal Pino

I critici di Dal Pino non hanno i numeri per portarne ai voti la sfiducia: ne servono 8, ne manca uno. E in assemblea la mozione dovrebbe raccoglierne 14. Ma gli altri 13 club, fra cui Roma e Milan, sono fedeli al presidente e considerano la lettera un atto gravissimo. «Ho votato per Dal Pino poche settimane fa e non ho cambiato idea. Sta facendo un buon lavoro», dice l’ad rossonero Paolo Scaroni. «È una persona seria, per bene che ha fatto un gran lavoro, impegnandosi moltissimo per spirito di servizio e passione», fa eco Urbano Cairo, presidente del Torino. «Ha lavorato bene e con professionalità» dice il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini. Servono 14 voti anche per approvare qualsiasi futuro provvedimento. Il rischio è la paralisi. Se non si troverà un compromesso, c’è anche l’ipotesi di commissariamento della Lega da parte della Figc. Una prospettiva che non piace a nessuno. Nemmeno ad Agnelli e Lotito, promotori forti della richiesta di dimissioni. In quest’ottica, la possibilità di accusare in tribunale di mala gestio Dal Pino (che dovrebbe rispondere di propria tasca) va letta come un modo per azzerare la trattativa coi Fondi.