Pubblicato il 13/04/2021, 17:34 | Scritto da La Redazione

Mauro Masi parla del regalino a Giovanni Minoli

E Masi che dice la sua su Minoli

Il Foglio, pagina 4, di Mauro Masi.

Al direttore – Faccio riferimento all’articolo ScialacqueRAl apparso sul Foglio lo scorso venerdì 9 aprile che, a mio avviso, apre un dibattito importante sul diritto d’autore e web e che chiama in causa anche me per una vicenda che risale all’ormai lontano 2010, quando da direttore generale della Rai avevo pensato di indicare Giovanni Minoli come coordinatore responsabile della struttura di missione che la Rai voleva creare per meglio gestire il grande impegno dell’azienda per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ricordo molto bene che dei nove componenti del Cda di allora ben otto erano inizialmente contro la nomina di Minoli (essenzialmente perché pensionando), nomina che poi però riuscii a far approvare e la Rai (tutta la Rai in realtà, non solo la validissima struttura di missione di Minoli) svolse al meglio il suo compito di servizio pubblico come fu ricordato anche dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Ebbene in quel contesto negoziammo un difficilissimo accordo con Minoli che prevedeva, tra le altre cose, anche una clausola che gli riconosceva, dopo dieci anni e se non ci fosse stata rinegoziazione, alcuni diritti connessi a La Storia siamo noi. In realtà la Rai riconosceva a Minoli i diritti sui testi a suo tempo ideati dato che la titolarità dei diritti di utilizzazione economica dell’opera nel complesso spetta sempre e comunque alla Rai che è l’unica che può autorizzare la diffusione. Quindi nessun regalo ma una clausola che rientrava pienamente nella prassi di settore e nel diritto comune. Vero è che il materiale non è utilizzabile (né, a maggior ragione, vendibile) senza il consenso di Rai così come senza il consenso di Minoli. Da qui l’ovvia rationale della clausola che spingeva le parti verso una’auspicata rinegoziazione per la quale concedeva ben dieci annidi tempo (dico, dieci anni!!!, un tempo infinito per contratti di questo tipo). Da allora in Rai si sono succeduti quattro diversi capo azienda e tre diverse consiliature e nessuno ha ritenuto di farlo.

La Rete ha svalutato il prodotto

Il motivo, provo a ipotizzare, è piuttosto chiaro: nessuno ha chiesto nulla e ciò non perché il materiale di cui si parla sia poco interessante, tutt’altro, ma perché in questi anni è esplosa anche da noi la rete, il web, YouTube ecc. dove tutto è rintracciabile e utilizzabile sempre e comunque senza riconoscere il diritto d’autore o d’immagine e quindi senza chiedere nulla a nessuno. Questo – e lo dico da delegato italiano alle proprietà intellettuali nominato dall’allora ministro degli Esteri D’Alema e sinora sempre rinnovato – è, purtroppo, un dato di fatto. La rete, nonostante gli sforzi di molti noi, è tutt’ora un Far West dove, fatti salvi gli interessi ipermiliardari delle Over The Top (le imprese “Sopra a Tutto”: Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft), tutti possono fare e ottenere quello che vogliono e utilizzarlo come credono senza, di fatto, incorrere in alcun rischio legale.

Faccio un esempio, fra i tanti possibili: dei filmati cosiddetti “esclusivi” sul ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, in rete se ne trovano gratis e a bizzeffe; basta saperli cercare. Questi sono i fatti e, in questo contesto, la Rai attuale sta facendo-secondo la mia opinione-quello che deve fare e sono del tutto certo che anche anche il mio amico Giovanni – che da quel grande comunicatore che è sta difendendo da par suo i suoi legittimi diritti – in cuor suo, lo sa benissimo. Caro direttore, ti ringrazio per l’attenzione e ti saluto con viva cordialità.

 

(Nella foto Mauro Masi)