Pubblicato il 06/04/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

E adesso chiamatela EuroNetflix

E adesso chiamatela EuroNetflix
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: la piattaforma streaming sta riuscendo a fare con la cultura comune europea quello che non sono riusciti a fare in questi anni fior di intellettuali.

L’Europa salvata da Netflix

Il Foglio, pagina 8, di Claudio Cerasa.

Che cosa c’entrano con il futuro dell’Europa titoli come The Crown, La casa di carta, Love e Anarchy, Lupin, Emily in Paris, SanPa? Duncan Robinson è il giornalista che si occupa per l’Economist di monitorare le più interessanti idee in circolazione in Europa, cura da anni una rubrica bellissima che si chiama Charlemagne e sull’ultimo numero del settimanale più famoso del mondo ha dedicato un approfondimento a un tema da sballo con il quale diversi di noi si sono ritrovati a fare i conti durante l’anno pandemico. Un tema sintetizzabile con una domanda secca: ma vuoi vedere che Netflix sta riuscendo a fare con la cultura comune europea quello che non sono riusciti a fare in questi anni fior di intellettuali?

La tesi di Robinson merita di essere prima spiegata e poi commentata. Robinson sostiene non a torto che negli ultimi decenni i momenti in cui gli europei si sono seduti di fronte alla televisione a guardare nello stesso momento qualcosa che potesse essere anche lontanamente considerato come un programma europeo sono stati principalmente due: le partite di calcio della Champions League e le competizioni canore dell’Eurovision Song Contest. Nell’anno della pandemia, invece, complice la necessità per milioni di europei di restare per più tempo nelle proprie case, è maturato un fenomeno nuovo che ha avuto come protagonista Netflix e che ha permesso ai cittadini europei di riscoprire attraverso la condivisione più o meno simultanea delle serie tv qualcosa di simile a una nuova koinè culturale.

Netflix in Europa

Netflix, che a oggi conta circa 58 milioni di abbonati nel nostro continente e che nel primo trimestre del 2021 ha visto aumentare rispetto al trimestre dell’anno precedente i suoi abbonamenti del 22,8 per cento, ha fatto quello che spesso non è riuscito in questi anni alle industrie culturali dei singoli Paesi, trovando una formula magica per europeizzare le identità nazionali e attraverso l’impiego di un piccolo esercito di traduttori e di doppiatori ha reso accessibile a ogni Paese europeo i contenuti prodotti in un altro Paese.

Risultato: le serie tv che un italiano guarda, commenta e critica attraverso piattaforme globali come quelle di Netflix sono le stesse che guarda, commenta e critica uno spagnolo, un tedesco, un olandese, un francese e uno svedese (Netflix offre il doppiaggio in 34 lingue). E così, come ricorda l’Economist, può capitare che un piccolo dramma poliziesco scritto in una lingua poco diffusa come il lussemburghese (Capitani) possa essere visto in inglese, in portoghese, in francese e all’occorrenza sottotitolato persino in polacco. Il dato è interessante non solo dal punto di vista commerciale – nel 2015, il 75 per cento dei contenuti originali di Netflix era americano, oggi i contenuti originali americani di Netflix sono circa il 50 per cento e Netflix ha circa cento produzioni in corso in Europa e ha aperto delle sedi locali in molti paesi tra cui l’Italia – ma anche dal punto di vista culturale perché la rivoluzione imposta da Netflix costringe anche i Paesi caratterizzati da un minor tasso di europeismo a vedere l’Europa non come un insieme di stati in eterna lotta tra loro ma come un grande mercato unico foriero di grandi opportunità per tutti.

 

(Nell’immagine il logo di Netflix)