Pubblicato il 01/04/2021, 17:32 | Scritto da La Redazione

Andrea Scanzi tallonato da Michele Anzaldi

Scanzi alla Rai, Anzaldi: «1.500 euro ogni volta che va»

Il Riformista, pagina 9, di Aldo Torchiaro.

Camera e Senato hanno pubblicato i bandi: da oggi chiunque può far pervenire la propria candidatura per entrare nel Cda Rai. Ma uno non vale uno, a viale Mazzini. Soprattutto tra ospiti e opinionisti ce ne sono alcuni che hanno avuto più spazi di altri, nelle trasmissioni. E giornalisti che hanno ricevuto una regolare rendita da gettone, prelevati direttamente dal canone pagato dai telespettatori per favorire qualcuno in particolare. Il caso è emerso in corrispondenza del contestato vaccino di Andrea Scanzi: il volto più caro ad alcune trasmissioni è stato sospeso, e con questa sospensione decade il beneficio economico sulla cui entità si cerca adesso di fare luce. «Ho chiesto conto alla Rai delle decisioni sul contratto con l’opinionista a pagamento Andrea Scanzi», ci dice il deputato di IV, Michele Anzaldi. La legge sulla trasparenza vale per tutti ma si infrange sugli scogli di viale Mazzini, da dove il porto delle nebbie impedisce di conoscere l’ammontare degli emolumenti. Del caso è stato investito il Comitato Etico del servizio pubblico.

Le promozioni-lampo e le improvvise svolte di carriera di questo finale di partita impongono una presa di posizione forte del Governo, che in queste ore ha attivato un tavolo di crisi vero e proprio, coordinato dal capo di Gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello. Le accuse sono gravi. Anzaldi ha presentato due interrogazioni parlamentari che rimbalzano contro il muro di omertà che sta dietro al celebre Cavallo. La Rai a trazione Cinque Stelle e centrodestra, figlia del primo governo Conte, avrebbe non solo promosso internamente i giornalisti amici (è ormai prassi consolidata), ma valorizzato economicamente alcune figure esterne, sponsorizzate e pagate in quanto firme di testate vicine alla governance. Altra prassi: gli ospiti ricevono un gettone in accordo con le trasmissioni. «Una corresponsione economica che dipende da quante puntate, dall’audience del programma, dalla fascia oraria. Ci sono accordi tra programmi e ospiti», ci dice una fonte riservata dagli uffici che contano.

I gettoni per gli ospiti

«Gli ospiti fissi concordano un gettone diverso da quelli estemporanei, è chiaro. Perché garantiscono una presenza costante». Ma il caso di Scanzi è diverso. «Non stiamo parlando di gettoni, ma di contratti. Hai un reddito annuale, una certezza. Non è un rimborso per essere passato una sera in tv», precisa Michele Anzaldi, che ha presentato due interrogazioni parlamentari rimaste inesitate. «Avere un contratto come opinionista Rai è la cosa più aleatoria del mondo. Con quale criterio hanno deciso che uno del Fatto Quotidiano, senza selezione alcuna, viene preso sotto contratto per fare le sue sparate pubbliche in prima serata?», si chiede il deputato, membro della Commissione di Vigilanza.

Di quali cifre parliamo è il mistero cui nessuno, tantomeno la Vigilanza Rai stessa, riesce a venire a capo. «La mia idea è che si parli di 1.500 euro a puntata. Almeno. Ma perché attribuire un contratto da 1.500 euro al giorno a un giornalista piuttosto che a un altro? Perché i Cinque Stelle lo hanno indicato?», continua Anzaldi. «Scanzi va in tv a insultare, a dare del cazzaro a questo e a quello, e i contribuenti lo pagano 1.500 euro al giorno? Perché il servizio pubblico usa il canone senza alcuna selezione per i giornalisti?».

 

(Nella foto Andrea Scanzi)