Pubblicato il 26/03/2021, 14:34 | Scritto da La Redazione

Rai: la grande maggioranza è pronta a cannibalizzare la tv di Stato

Rai: la grande maggioranza è pronta a cannibalizzare la tv di Stato
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: per viale Mazzini Mario Draghi potrebbe lasciar fare ai partiti, anche perché sa che sarebbe una battaglia persa. Il malcostume della spartizione è troppo radicato.

La grande spartizione. Tutte le nomine di Draghi

Domani, pagina 4, di Emiliano Fittipaldi.

Se anche i nuovi ras di Anas saranno scelti dal Mef, che pare avrà carta bianca anche sul Gestore dei servizi energetici (Gse) e su Sogei, il rinnovo dei vertici Rai potrebbe essere l’unico nodo che Draghi lascerà sciogliere ai partiti. L’ad Fabrizio Salini e il presidente sovranista Marcello Foa non verranno riconfermati, e con loro gran parte dei direttori di rete e dei telegiornali perderanno i loro incarichi. Le forze politiche che sostengono Draghi sono tante, e non sarà affatto facile trovare un equilibrio che accontenti tutti. Per la Lega sarà Giorgetti a occuparsi della pratica (la sua idea ad oggi è quella di puntare su un manager esterno di “numeri”: tra tanti nomi, spicca quello del ceo di Google Italia Fabio Vaccarono), nonostante Salvini voglia metterci il becco a ogni costo. Al leader leghista non è mai andata giù la defenestrazione di un’amica come l’ex direttore di Rai1 Teresa De Santis, e qualche capostruttura già vaticina un suo (difficile) ritorno.

Il centrodestra, nonostante Giorgia Meloni sia all’opposizione, sulla partita di Viale Mazzini cercherà comunque di muoversi all’unisono. Al di là dell’ad e del presidente, saranno decine le posizioni da spartirsi, comprese quelle delle controllate. delle cosiddette direzioni di genere, di canali minori, ma dal budget invitante (Rai5 o Rai Gold gestiscono rispettivamente nove e sei milioni di euro l’anno). Si sa che Fratelli d’Italia spinga forte su Giampaolo Rossi, oggi membro del cda, e che Paolo Del Brocco di Rai Cinema abbia più di un estimatore dentro Pd, Iv e Forza Italia. I giornali scrivono correttamente che Enrico Letta punta invece su Alberto Matassino, cinquantenne di Battipaglia e attuale direttore corporate, e su Eleonora Andreatta, ex capo della fiction che ha traslocato da poco a Netilix. Per gli addetti ai lavori la figlia del Dc Beniamino avrebbe tutte le skill giuste per rilanciare il servizio pubblico, non ultima quella di garantire il rispetto, nel grande risiko, delle quote rosa. Le controindicazioni esistono, e riguardano anche il vil denaro: l’ad della Rai prende 240mila euro l’anno, mentre l’attuale vicepresidente della piattaforma streaming molto di più.

Le mosse di Berlusconi

Anche Silvio Berlusconi, infine, non sta con le mani in mano. Viene costantemente informato del dossier Rai dal neosottosegretario con delega all’editoria Giuseppe Moles, che sul tema nomine e alleanze ha già fatto qualche incontro riservato nel suo ufficio con l’altro forzista Alberto Barachini, presidente della commissione di Vigilanza. Saranno loro due (insieme a Gianni Letta e Luigi Bisignani, ringalluzzito dalla recente assoluzione dell’inchiesta su Eni Nigeria) a smistare le fila di dirigenti e giornalisti di aria centrodestra che stanno cercando di capire come ricollocarsi. Perché non c’è merito o Draghi che tengano: i riti della tv pubblica non cambiano mai.

 

(Nella foto la sede Rai di viale Mazzini)