Pubblicato il 24/03/2021, 17:02 | Scritto da La Redazione

Mario Draghi manda in tilt circo politico della Tv

Draghi non è a servizio dei tg

ItaliaOggi, pagina 7, Diego Gabutti.

Mario Draghi non parla, o parla poco: se ne lamentano i conduttori di talk show e telegiornali, e anche un po’ i gazzettieri della carta stampata. Un uomo politico, nell’era delle «maratone» e dei «social», deve mostrarsi in pubblico, convocato dallo schiocco di dita delle autorità morali che governano l’informazione, ogni volta che queste lo ritengono opportuno. Morto il giornalismo tradizionale, che non si sovrapponeva ai fatti della politica né li generava, ma li registrava e basta, ciò che oggi passa per informazione (non soltanto politica, ma soprattutto politica, da qualche tempo anche pseudo-medica) è un’idea da paparazzi della vita pubblica: le star populiste, sovraniste, virologiche, post comuniste eccetera in diretta Skype con libreria dietro le spalle, sorprese per strada da un allungatore di microfoni che un giorno è aggressivo e un altro lecchino, oppure in studio con cravatta intonata.

Draghi ha i suoi difetti, a cominciare dal fatto che il suo governo, per ingerenza debita e indebita dei partiti, sembra quasi un Conte ter, e personalmente mi piace sempre meno. Però ha senz’altro una virtù. Non risponde allo schiocco di dita dei paparazzi dell’informazione, a differenza di quasi tutti gli uomini pubblici, né scodinzola come fanno loro quando il giornalista li sgrida (succede sempre più spesso, dei politici come dei «tecnici» non si ha più rispetto) oppure toglie loro bruscamente la parola per passarla alla pubblicità. Draghi no. È di un’altra scuola. Diversamente dagli esibizionisti (esibizionisti senza nulla da esibire) che affollano la scena italiana il neopresidente del consiglio non si mette sull’attenti davanti a Massimo Giletti o all’invasato di Fuori dal coro. Non riusciranno a farne un eroe «peplum»: l’Ursus contro Maciste della rissa televisiva non stop che è ormai la sostanza stessa dell’informazione politica in Italia. Tra lui e i politici della terza repubblica c’è una distanza abissale, come (per capirci) tra Charlie Chaplin e Beppe Grillo, o tra Alessandro Manzoni e un libretto sentimentaloide-progressista di Walter Veltroni.

 

(Nella foto Mario Draghi)