Pubblicato il 23/03/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione

E il milanista Spalletti scatena l’odio

E il milanista Spalletti scatena l’odio
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: ultrà romanisti furibondi sui social contro Gianmarco Tognazzi (tifoso del Diavolo), che in “Speravo de morì prima”, la fiction su Totti, interpreta l’ex allenatore giallorosso. E che aveva profetizzato l’ira dei tifosi.

Mister finto, ma insulti veri su Tognazzi il fuoco ultrà

La Repubblica, pagina 21, di Silvia Fumarola.

«Sono nato a Velletri e cresciuto nella capitale, con una fede calcistica diversa da quella dei miei compagni di classe, tutti romanisti e laziali. Conoscendo Roma ritengo impossibile che Speravo de morì prima non dia vita a polemiche soprattutto per la rappresentazione di Luciano Spalletti». Gianmarco Tognazzi era stato facile profeta parlando della serie di Sky su Francesco Totti diretta da Luca Ribuoli. Nel ruolo di Spalletti, l’ultimo allenatore del campione – e grande antagonista nella sofferta fase che lo portò al ritiro – ha scatenato le reazioni dei tifosi. Social impazziti, una pioggia di insulti. Lo ha raccontato l’attore su Retesport: «I social hanno anche un parere molto positivo. Ma si passa senza mediazione dalla critica all’insulto diretto: una cosa insopportabile. È la degenerazione di ogni forma di rispetto e senza regole d’ingaggio».

Già. Gli insulti diventano personali, anche se Tognazzi ha fatto benissimo il suo lavoro, recitare un ruolo. Lo ha detto con chiarezza, per girare non si era confrontato con Spalletti, si era attenuto alla linea editoriale. «Si racconta il punto di vista di Totti. Ritengo Spalletti un grandissimo allenatore, ho cercato di tirare fuori la sua umanità e il suo disagio in quella situazione – ha spiegato l’attore – ho cercato di dargli anche un minimo di protezione. Se avessi avuto l’opportunità di confrontarmi con lui, magari mi avrebbe dato una versione diversa dell’accaduto e sarei entrato in crisi». Nella serie, va detto, Tognazzi – tifoso del Milan, passione che ha condiviso col padre Ugo – è bravissimo, sul set gli attori-calciatori lo chiamavano “mister”.

Spalletti e Totti

«La storia di Totti e Spalletti andava raccontata, l’ho fatto con grande rispetto nei confronti di Spalletti. Ho cercato di trovare un filo conduttore e l’ho identificato nel disagio di dover gestire quella situazione. Non mi piaceva l’idea dell’antagonista, del cattivo. Ho voluto approfondire la filosofia calcistica dell’allenatore basata sul gruppo, anche se è vero che nella sua prima esperienza alla Roma aveva messo Totti al centro». Ma i tifosi innamorati del Capitano non lo hanno perdonato.

Quello che è successo a Tognazzi, l’identificazione completa col personaggio, è accaduto a tantissimi attori. L’ultimo esempio è quello di Luca Zingaretti-Commissario Montalbano, che nell’episodio Il metodo Catalanotti lascia Livia al telefono (il libro è del 2018, nessuno ha battuto ciglio). Quando è andato in onda il film l’8 marzo si è scatenato l’inferno. L’Italia si è sentita tradita. I “cattivi” non hanno scampo, quello che successe nel 2016 col finale di Gomorra 2, la dice lunga: in una scena terribile Malammore, braccio destro di Don Pietro Savastano, baciava la croce e uccideva la figlia dodicenne di Ciro. L’indomani sulla sua pagina Facebook personale, Fabio De Caro, che interpretava il killer, veniva ricoperto di insulti. Pubblicò un video: «Vi chiedo la cortesia di distinguere il personaggio dall’attore. Insultate pure il personaggio. Vi chiedo la cortesia però di non insultare me e la mia famiglia. Bisogna prendersela col personaggio non con l’attore».

 

(Nella foto Gianmarco Tognazzi nei panni di Luciano Spalletti)