Pubblicato il 19/03/2021, 15:03 | Scritto da La Redazione
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Ernesto Mauri dà l’addio a Mondadori

Conclusa l’era Mauri: «Mondadori ora è pronta per nuove acquisizioni»

Il Sole 24 Ore, pagina 27, di Andrea Biondi.

Dovevo fare un lavoro di trasformazione della Mondadori. E sono soddisfatto di esserci riuscito». Ernesto Mauri, amministratore delegato del Gruppo Mondadori, con il Cda di ieri chiude il suo ultimo bilancio alla guida dell’editrice di Segrate in cui è entrato nel 1991 in quella Mondadori da poco approdata nella galassia Fininvest dando il via alla Guerra di Segrate con la Cir di De Benedetti – per rimanervi fino al 2000 come direttore generale dei periodici. In Mondadori torna nel 2007, ma con direzione Mondadori France. Amministratore delegato del gruppo lo diventa nel 2013. Fino alla prossima assemblea di bilancio del 27 aprile. «Come sempre avviene, c’è un momento giusto per cambiare. E io ritengo che questo lo sia Non mi dispiacciono i cambiamenti. Mi danno stimoli».

A 74 anni (ci tiene a sottolinearlo, puntualizzando di essere nato a dicembre) una cosa non sembra pronto a fare: uscire di scena. Il Cda ha esteso di un anno il patto di non concorrenza. Che quindi scadrà ad aprile 2023. Mauri lo considera «un segno di stima e riconoscenza». E anche se su questo nulla aggiunge rispetto al comunicato con cui ieri sono stati anche diffusi i conti, l’idea più probabile è che rimanga all’interno della galassia Fininvest. Si vedrà.

I conti della Mondadori

Ora agli atti c’è l’ultimo suo bollino sul bilancio di un gruppo che ha chiuso il 2020 in utile per 4,5 milioni – risentendo di 26,5 milioni di svalutazioni relative tra l’altro a Tv Sorrisi e Canzoni e altri brand – in calo dai 28,2 milioni del 2019. In flessione del 15,9% i ricavi a 744 milioni con Ebitda rettificato a 98,1 milioni (da 110,4 milioni), ma che migliora l’incidenza sui ricavi dal 12,5% al 13,2 per cento. «Sono risultati migliori delle attese – puntualizza Mauri – con un debito sceso di oltre il 70% con Pfn a -14,8 milioni dai -55,4 del 2019 e una generazione di cassa salita a 51 milioni dai 48 del 2019». Questa forte generazione di cassa, ha precisato Mauri in video-conference call con gli analisti, la si deve anche al «beneficio dei ristori pari a 11 milioni che ci hanno consentito di recuperare una parte dell’azzeramento dei ricavi dell’attività museale».

Per il resto, in generale, quello su cui Mauri ormai da tempo insiste è la bontà della scelta di focalizzarsi sui libri (nel 2020 ricavi a 423 milioni, -11,6% comunque segnati dall’emergenza Covid). «I due mesi di chiusura delle librerie a marzo e aprile sono stati un colpo durissimo. Poi però c’è stata una grande risposta L’ultimo trimestre il mercato del libro lo ha chiuso in crescita del 17%, cosa che ci ha permesso come industry di chiudere l’anno a +3,3 per cento. Anche i primi due mesi del 2021 stanno registrando una crescita attorno al 30 per cento». Tutto fieno in cascina per il gruppo che sul libro si è riposizionato con decisione. Nel 2013 libri e retail valevano il 39% dei ricavi contribuendo per il 70% ai margini del gruppo. Sette anni dopo si è passati al 75% dei ricavi e a un libro+retail salito al 92% come contributo alla marginalità.

 

(Nella foto Ernesto Mauri)